Criptovalute, la blockchain è decentralizzata? Non più, secondo un'analisi
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Mentre le principali criptovalute tornano a respirare, facendo sperare in un miglioramento del mercato, emergono dei dati concreti sull'effettivo tasso di decentralizzazione del settore crypto. Pare infatti che la decentralizzazione, benché venga propugnata come il discrimine tra le criptovalute e la finanza, sia molto minore del previsto.
La notizia arriva dall'analisi "Are Blockchains Decentralized?" commissionato dalla Defense Advanced Research Project Agency, o DARPA. Secondo la ricerca, nel mondo delle criptovalute ci sarebbero delle "centralità impreviste", ovvero degli elementi di centralizzazione, talvolta persino molto forti, in un sistema che si dichiara del tutto decentralizzato.
L'analisi, realizzata da Trail of Bits, spiega che il "potere" nel mondo delle criptovalute è concentrato nelle mani di poche persone e organizzazioni che "detengono una grande fetta della torta", per usare la stessa espressione riportata dal CEO dell'istituto di ricerca, Dan Guido. Guido ha anche aggiunto che "finora, abbiamo dato per assodato che la blockchain sia immutabile e decentralizzata, perché lo dice la community. Non è detto che sia vero".
Per esempio, Trail of Bits spiega che il 60% del traffico di Bitcoin è detenuto da tre ISP, da cui dunque dipenderebbe il grosso della blockchain: ciò significa, secondo l'istituto di ricerca, che se dei regolatori nazionali o internazionali dovessero chiudere o sequestrare questi ISP, il traffico di Bitcoin sarebbe praticamente distrutto, e con esso la sua blockchain.
Entrando più in profondità nel network di Bitcoin, poi scopriamo che il 21% dei device usa una versione antiquata del client Bitcoin, che possiede una vulnerabilità che li espone a degli exploit da parte degli hacker. Anche in questo caso, un attacco potrebbe mettere in ginocchio l'intera blockchain.
Anche in altre blockchain, comunque, i tentativi di centralizzazione sono evidenti: è questo il caso della proposta SLND 1 sulla blockchain Solana, che avrebbe garantito ai suoi gestori il controllo sui wallet "whale", ovvero quelli che detengono grandi quantità della criptovaluta, per evitare che quest'ultima possa subire i contraccolpi da una vendita in massa da parte delle "balene".
FONTE: Engadget
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