La cura per l'Alzheimer? Un vaccino che ripristina la memoria e previene dalla malattia

La cura per l'Alzheimer? Un vaccino che ripristina la memoria e previene dalla malattia
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Il morbo di Alzheimer è una malattia neurodegenerativa contraddistinta da perdita della memoria e di abilità intellettivo-motorie, causata dal deterioramento delle cellule cerebrali. Da decenni si tenta di spiegare le cause del morbo di Alzheimer, ma una ricerca pionieristica potrebbe presto permettere la creazione di un vaccino contro la malattia.

Un team di ricerca anglo-tedesco, nato dalla collaborazione tra l’Università di Leicester e l’Università di Göttingen, ha individuato una procedura innovativa per il trattamento dell’Alzheimer.

I ricercatori hanno sviluppato trattamenti basati su anticorpi e un vaccino a base proteica, la cui funzione è quella di interferire con una proteina localizzata nelle placche amiloidi cerebrali, associate all’insorgere dell’Alzheimer. Svariate sono state le terapie tentate nel tempo, come il farmaco Aducanubam per contrastare la malattia.

Secondo questo approccio innovativo, però, i nuovi trattamenti mirano alla forma solubile della proteina nociva, la cui associazione porta alla formazione di strutture fibrose e placche che, secondo i ricercatori, sono correlate all’insorgenza e allo sviluppo della patologia neurodegenerativa.

Thomas Bayer, professore presso l’Università di Göttingen, ha dichiarato "Negli studi clinici, nessuno dei potenziali trattamenti che dissolvono le placche amiloidi nel cervello ha mostrato molto successo in termini di riduzione dei sintomi dell'Alzheimer. Alcuni hanno persino mostrato effetti collaterali negativi. Quindi, abbiamo deciso un approccio diverso. Abbiamo identificato un anticorpo nei topi che neutralizzerebbe le forme troncate di beta amiloide solubile, ma non si legherebbe né alle forme normali della proteina né alle placche".

I ricercatori hanno modificato l’anticorpo in modo che il sistema immunitario potesse riconoscerlo come self, senza attaccarlo. In seguito, monitorando il legame dell’anticorpo, hanno osservato uno strano fenomeno: la proteina beta-amiloide aveva assunto una conformazione ripiegata, simile ad una forcina.

Mark Carr, professore dell'Università di Leicester, ha spiegato: "Questa struttura non era mai stata vista prima nell'amiloide-beta. Tuttavia, la scoperta di una struttura così definita ha permesso al team di ingegnerizzare questa regione della proteina per stabilizzare la forma della forcina e legarsi all'anticorpo allo stesso modo. La nostra idea era che questa forma ingegnerizzata di beta amiloide potesse essere potenzialmente utilizzata come vaccino, per attivare il sistema immunitario di qualcuno per produrre anticorpi di tipo TAP01_04 ".

I ricercatori hanno testato questa proteina beta-amiloide nei topi, osservando la produzione di anticorpi da parte del sistema immunitario murino. Lo step successivo è stato quello di testare sia gli anticorpi prodotti che il vaccino beta-amiloide denominato TAPAS, sui topi.

Entrambe le procedure per il trattamento hanno ottenuto risultati significativi nel riattivare la funzione dei neuroni e ripristinare la memoria, riducendo la formazione della placca amiloide-beta.

''L'anticorpo umanizzato TAP01_04 e il vaccino TAPAS sono molto diversi dai precedenti anticorpi o vaccini per l'Alzheimer che sono stati testati negli studi clinici, perché mirano a una forma diversa della proteina . Questo li rende davvero promettenti come potenziale trattamento per la malattia sia come anticorpo terapeutico che come vaccino. I risultati finora sono molto entusiasmanti e testimoniano l'esperienza scientifica del team. Se il trattamento avrà successo, potrebbe trasformare la vita di molti pazienti" ha dichiarato il dottor Bakrania di LifeArc.

In merito alla possibilità futura di replicare i risultati clinici sull'essere umano, i ricercatori mostrano un notevole entusiasmo, poiché il trattamento "Apre la possibilità non solo di curare l'Alzheimer una volta rilevati i sintomi, ma anche potenzialmente vaccinarsi contro la malattia prima che compaiano i sintomi" ha concluso Carr.