Digitale Terrestre, è ora di voltare pagina
INFORMAZIONI SCHEDA
Lo sfogo infuocato di Renato Soru è la più
autorevole denuncia di una clamorosa beffa. Lecito attendersi una
decisa sterzata, perché agli interessi dei soliti noti si sovrappongano
quelli degli italiani
gli avvertimenti, gli studi e le grida delle
associazioni del consumo, perlopiù trascurati dalla "grande stampa",
ora a bocciare l'attuale progetto del DTT è nientemeno che il
Governatore della Sardegna Renato Soru, un vero e proprio sfogo che
trova spazio su IlSole24Ore.
Quanto dice Soru è quanto si racconta nell'ambiente da molto tempo, considerazioni che portano in superficie tutte le debolezze di un progetto di trasformazione dell'Italia televisiva che si è voluto repentino e che è apparso fin dall'inizio inevitabilmente confuso: alle già solidissime problematiche della migrazione dall'analogico al digitale, l'Italia ha aggiunto una triste pastetta fatta dei grandi interessi delle televisioni commerciali e del calcio multimilionario.
Il DTT all'italiana non è la nuova Tv sognata da Soru ("libera, aperta, democratica, che fa sì che anche la televisione ci dia la possibilità di un utilizzo attivo, con contenuti che io decido di prendere, via etere o da internet, e che fa sì che io interloquisca con la pubblica amministrazione, oltre ad averne i servizi direttamente a casa") ma è il parto di una madre che il figlio lo produce per soldi e con i soldi degli altri. Su chi ne sia il padre inutile infierire: è già stato detto tutto.
Come sorprendersi nel sentire da Soru, homo tecnologicus per eccellenza in Sardegna, che "non è rimasto niente" dei grandi progetti introdotti a suon di rumorose fanfare dal Governo negli ultimi tre anni?
Qualcuno potrebbe invece sorprendersi che Soru abbia davvero potuto credere che il DTT italiano - nato sulla scorta di una legislazione sulla televisione affrettata, disinvolta e prona ad interessi di parte - potesse avere un destino diverso. "I decoder che si stanno vendendo con il contributo pubblico - ha detto il governatore hi-tech - saranno superati fra sei mesi. Non vi è traccia del decoder del genere di quello che abbiamo proposto noi, e tantomeno dell'idea di fare in Sardegna la tecnologia dei decoder. Non vi è traccia dei laboratori che la Fondazione Bordoni o le reti televisive si erano impegnate ad aprire in Sardegna nel campo dei servizi, della produzione dei contenuti. Non vedo nient'altro che la pay-tv, sostenuta dal contributo pubblico, una grande operazione delle tv commerciali private, e senza investimenti, che estende enormemente il mercato dell'utenza puramente televisiva".
Basta aver letto e sentito le denunce di associazioni come Adiconsum, che da anni segnalano cosa attende il cittadino-consumatore, o aver seguito quanto accaduto su Punto Informatico per non sorprendersi delle dichiarazioni di Soru, di certo la più autorevole e secca bocciatura del DTT espressa fino a questo momento.
Cosa accadrà? Vista l'origine dell'allarme sul DTT, ci si potrebbe attendere che agli ostentati sorrisi propinati per anni da ministri e sottosegretari seguano ora doverose correzioni di rotta. Ci si potrebbe attendere persino che agli italiani sia raccontata la cruda verità sulle motivazioni che hanno portato lo Stato a sobbarcarsi l'acquisto di decoder televisivi nel pieno dell'Era Internet. Ma è meglio non aspettarsi niente: il ministro alle Comunicazioni Landolfi ha già annunciato una mega-campagna informativa per i sardi e i valdostani, i primi che volente o nolente dovranno migrare ai decoder di Stato.
Fonte: Punto-informatico.it
Quanto dice Soru è quanto si racconta nell'ambiente da molto tempo, considerazioni che portano in superficie tutte le debolezze di un progetto di trasformazione dell'Italia televisiva che si è voluto repentino e che è apparso fin dall'inizio inevitabilmente confuso: alle già solidissime problematiche della migrazione dall'analogico al digitale, l'Italia ha aggiunto una triste pastetta fatta dei grandi interessi delle televisioni commerciali e del calcio multimilionario.
Il DTT all'italiana non è la nuova Tv sognata da Soru ("libera, aperta, democratica, che fa sì che anche la televisione ci dia la possibilità di un utilizzo attivo, con contenuti che io decido di prendere, via etere o da internet, e che fa sì che io interloquisca con la pubblica amministrazione, oltre ad averne i servizi direttamente a casa") ma è il parto di una madre che il figlio lo produce per soldi e con i soldi degli altri. Su chi ne sia il padre inutile infierire: è già stato detto tutto.
Come sorprendersi nel sentire da Soru, homo tecnologicus per eccellenza in Sardegna, che "non è rimasto niente" dei grandi progetti introdotti a suon di rumorose fanfare dal Governo negli ultimi tre anni?
Qualcuno potrebbe invece sorprendersi che Soru abbia davvero potuto credere che il DTT italiano - nato sulla scorta di una legislazione sulla televisione affrettata, disinvolta e prona ad interessi di parte - potesse avere un destino diverso. "I decoder che si stanno vendendo con il contributo pubblico - ha detto il governatore hi-tech - saranno superati fra sei mesi. Non vi è traccia del decoder del genere di quello che abbiamo proposto noi, e tantomeno dell'idea di fare in Sardegna la tecnologia dei decoder. Non vi è traccia dei laboratori che la Fondazione Bordoni o le reti televisive si erano impegnate ad aprire in Sardegna nel campo dei servizi, della produzione dei contenuti. Non vedo nient'altro che la pay-tv, sostenuta dal contributo pubblico, una grande operazione delle tv commerciali private, e senza investimenti, che estende enormemente il mercato dell'utenza puramente televisiva".
Basta aver letto e sentito le denunce di associazioni come Adiconsum, che da anni segnalano cosa attende il cittadino-consumatore, o aver seguito quanto accaduto su Punto Informatico per non sorprendersi delle dichiarazioni di Soru, di certo la più autorevole e secca bocciatura del DTT espressa fino a questo momento.
Cosa accadrà? Vista l'origine dell'allarme sul DTT, ci si potrebbe attendere che agli ostentati sorrisi propinati per anni da ministri e sottosegretari seguano ora doverose correzioni di rotta. Ci si potrebbe attendere persino che agli italiani sia raccontata la cruda verità sulle motivazioni che hanno portato lo Stato a sobbarcarsi l'acquisto di decoder televisivi nel pieno dell'Era Internet. Ma è meglio non aspettarsi niente: il ministro alle Comunicazioni Landolfi ha già annunciato una mega-campagna informativa per i sardi e i valdostani, i primi che volente o nolente dovranno migrare ai decoder di Stato.
Fonte: Punto-informatico.it
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