Anche i dinosauri si ammalavano? Ecco il più antico caso di "raffreddore da dinosauro"

Anche i dinosauri si ammalavano? Ecco il più antico caso di 'raffreddore da dinosauro'
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Tosse, starnuti, febbre e naso che cola vi dicono niente? Esatto, stiamo parlando dei sintomi tipici del raffreddore. In relazione a questa affezione, è stato scoperto che la nonna ha ragione a dire che il miele aiuta contro il raffreddore. Ma gli esseri umani non sono gli unici a soffrirne, come rivela il più antico raffreddore da dinosauro.

Il team di ricerca americano, coordinato da Cary Woodruff, paleontologo dell’Università di Toronto, ha portato alla luce prove di malattie respiratorie in un esemplare sauropode diplodocide, denominato “Dolly”, vissuto 150 milioni di anni fa.

Da un’analisi preliminare dei reperti, le vertebre del collo dell’esemplare mostravano strutture deformi. Tali strutture ossee erano associate a delle sacche d’aria collegate dal sistema respiratorio dell’animale e il loro aspetto anomalo potrebbe essere stato causato da una violenta infezione alle vie respiratorie. Tale affezione potrebbe aver determinato la morte dell’animale in un età compresa tra i 15 e i 20 anni.

I ricercatori attualmente non conoscono il microrganismo responsabile della patologia, ma hanno ipotizzato una manifestazione sintomatologica molto simile ai fenomeni influenzali-costipativi che colpiscono uccelli ed esseri umani.

Il primo ritrovamento dell’esemplare venne effettuato nel Montana nel 1990, ma solo a metà degli anni 2000 Woodruff e il suo team di ricerca cominciarono ad analizzare i reperti. In seguito i paleontologi tornarono sul luogo del ritrovamento fossile e fino al 2018 hanno recuperato tutti i reperti presenti nel sito per effettuare un’analisi più approfondita dell’esemplare e del fenomeno patologico respiratorio riscontrato.

Ai primordi dell’indagine dei reperti, Woodruff dichiarò "queste strutture patologiche nelle vertebre sono semplicemente esplose", confessando di non aver mai visto anomalie ossee simili prima di allora.

Il sistema respiratorio dei sauropodi era molto diverso da quello dei mammiferi, in quanto si basava su una rete di sacche d’aria collegate ai polmoni, che permettevano la circolazione dell’ossigeno durante i movimenti respiratori. In questi giganti preistorici il tessuto respiratorio era associato alle vertebre del collo innestandosi in forature ai lati delle ossa, note come pleurocele.

Dalle scansioni tomografiche a raggi X delle vertebre di Dolly, è emersa un'ecostruttura del pleurocele frastagliata, irregolare e ruvida. Secondo gli autori dello studio, la presenza di tale irregolarità strutturale permetterebbe di confermare l’origine di un’infezione delle sacche d’aria diffusasi anche nelle ossa circostanti, producendo le lesioni impresse sui fossili.

Per scovare il patogeno responsabile della malattia di Dolly, i ricercatori hanno confrontato le lesioni presenti sui fossili con quelle dovute a disturbi affini negli uccelli e nei rettili moderni. In tal modo hanno ipotizzato una corrispondenza con una patologia fungina odierna nota come aspergillosi, che bersaglia sia rettili che uccelli ed è provocata dalla muffa Aspergillus.

Considerando la mole titanica dell’esemplare a cui appartenevano i resti fossili, deve essere stato davvero un putiferio trovarsi nelle vicinanze di un tale titano malaticcio.

In relazione alla rarità del fenomeno, Woodruff ha dichiarato "Puoi tenere quel fossile di Dolly in mano e sapere che 150 milioni di anni fa, quel dinosauro si sentiva debole quando era malato come te quando sei malato" e continuando "Personalmente non conosco nessun fossile con il quale sono stato in grado di entrare in empatia e provare tanto per l'animale".

Riguardo alla letalità della malattia, i ricercatori ricordano che l’aspergillosi degli uccelli odierni può condurre alla morte e, pur non potendo confermarlo con assoluta certezza per il sauropode, suggeriscono che ci sia possibilità che la condizione abbia ridotto le probabilità di sopravvivenza del dinosauro.

A proposito di questi mastodonti giurassici, lasciatevi stupire dal dinosauro più grande di tutti.

Nell’immagine di copertina potete ammirare un’illustrazione, appartenente a Woodruff e al team di ricerca, ad opera del paleo artista Corbin Rainbolt.

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