Il più grande disastro ambientale delle Terra continua ancora oggi a farsi sentire

Il più grande disastro ambientale delle Terra continua ancora oggi a farsi sentire
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Il disastro ambientale oceanico più grave della storia americana è stato la fuoriuscita di petrolio di Deepwater Horizon del 2010. In questa occasione si stima che circa 4,9 milioni di barili di petrolio siano sgorgati nel Golfo del Messico e, ancora oggi, gli effetti dell'oro nero non sembrano essere scomparsi.

Il petrolio fuoriuscito si è diffuso ovunque, influenzando la vita marina sia in profondità che in superficie: delfini, uccelli, tartarughe, granchi con tumori e mutati terribilmente. Vennero attuate massicce misure di pulizia e contenimento, ma grandi quantità di petrolio riuscirono comunque a fuggire e ad inquinare le aree circostanti.

Ancora oggi, dopo ben 11 anni, gli scienziati stanno cercando di capire la portata del disastro... insieme al destino del petrolio che non è stato possibile ripulire. In un nuovo studio, gli esperti hanno cercato di stabilire proprio questo. Una parte del petrolio non recuperato è arrivata in superficie, dove è stata esposta alla luce solare, e un processo chiamato foto-ossidazione ha cambiato la chimica della sostanza, trasformandola in molti componenti dannosi.

L'esatta quantità di olio interessata da questo processo? Si tratta di un mistero. Perfino le zone umide lungo la costa portano ancora il segno del disastro, poiché i residui trovati in questi luoghi mostrano firme chimiche coerenti con il petrolio fuoriuscito. Anche la "neve marina", fonte di cibo per moltissime creature, è stata contaminata.

Sono tanti gli animali che si nutrono di questa "neve", come coralli, calamari, pesci e squali... a loro volta queste creature vengono mangiate da noi umani (che potrebbero ingerire parte di questo petrolio). I punti interrogativi sono tanti, ma sicuramente una cosa è certa: un danno di questa portata porterà per decenni, se non secoli, la sua cicatrice.