Ecco il "disperato" piano per proteggere almeno il 30% del nostro pianeta entro il 2030
Secondo un piano delle Nazioni Uniti, definito "disperato", il 30% della superficie terrestre, deve diventare area protetta per garantire la vitalità degli ecosistemi essenziali per il benessere umano. Il progetto è atto a fermare il degrado della natura e il ritmo di perdita della specie e sarà esaminato da oltre 200 paesi
Fino ad ora, gli obiettivi delle Nazioni Unite per salvaguardare o ripristinare gli ecosistemi sono falliti per mancanza di sostegno politico, attuazione e applicazione. Ma la necessità di un'azione non è mai stata così urgente: l'anno scorso il primo rapporto sullo "stato della natura" delle Nazioni Unite in due decenni ha scoperto che un milione di specie di piante e animali sono minacciate di estinzione. Non ci sono scuse: l'umanità è la colpevole diretta.
La scorsa settimana, ad esempio, gli scienziati hanno dichiarato estinto il pesce spatola cinese, che ha prosperato per 200 milioni di anni. Anche il riscaldamento del pianeta avanza senza sosta. L'oceano, infatti, si sta riscaldando ad un ritmo pari a cinque bombe atomiche al secondo. "Questo è un anno incredibilmente importante per affrontare la crisi della natura e del clima", ha dichiarato il ministro dell'energia e dell'ambiente del Costa Rica, Carlos Manuel Rodriguez. "Sono due facce della stessa medaglia e dobbiamo affrontare entrambe le crisi in modo aggressivo".
Il progetto chiede di destinare - almeno - il 30% delle aree terrestri e marittime sotto una rigorosa protezione dall'attività umana. Le cifre proposte devono essere negoziate durante i colloqui guidati dalle Nazioni Unite, un processo simile a quello che del trattato sul clima di Parigi.
Esperti e ambientalisti hanno accolto con favore l'obiettivo fondamentale del piano, ma sono rimasti scettici sull'esistenza della volontà politica per assicurarsi che sia raggiunta. "Questa è una proposta ambiziosa", ha dichiarato Aleksandar Rankovic; ma due precedenti tentativi di fissare obiettivi decennali non hanno funzionato, sottolinea l'uomo. Il piano prevede inoltre soluzioni naturali ai cambiamenti climatici come il rimboschimento, la protezione delle zone umide e il ripristino del suolo. Inoltre, la diffusione di specie invasive e l'inquinamento da pesticidi e plastica dovrebbero essere ridotti del 50% sempre entro il 2030.
Obiettivo fattibile o mera utopia?
FONTE: sciencealert
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