
Dispositivi medici? Niente più effetti collaterali: ecco perché
I materiali medici inseriti nel corpo umano, sono stati utilizzati per decenni nel campo della medicina rigenerativa, ma l'uso prolungato può provocare gravi effetti negativi con la perdita anche di varie funzioni, a causa di risposte infiammatorie, generazione di tessuti fibrosi e coaguli di sangue che bloccano i vasi sanguigni.
Recentemente però, un team di ricerca coreano ha attirato l'attenzione accademica per lo sviluppo di una tecnologia per ridurre questi effetti collaterali, accumulando le proteine periferiche cellulari sulle superfici di questi materiali.
Il Korea Institute of Science and Technology (KIST) ha pubblicato una release secondo cui il team di ricerca del dr. Yoon Ki Joung, ha sviluppato con successo un materiale che può essere utilizzato per accumulare sulla superficie dei materiali medici da impianto le proteine presenti sulle membrane cellulari. Un materiale che potrà essere utilizzato per fornire terapie cellulari mirate, in quanto potrà essere caricato con cellule staminali.
I ricercatori hanno rivestito la superficie del materiale con un composto di polidopamina ed una proteina (la fibronectina) in grado di legarsi fortemente con la superficie del biomateriale oggetto di studio. Hanno quindi coltivato cellule che hanno prodotto costituenti delle membrane cellulari, per poi rimuoverle mantenendo intatta solo la matrice extracellulare, portando così alla generazione di spazio per l'adesione delle cellule necessarie per scopi medici.
La matrice extracellulare consente infatti l'unione e la sopravvivenza delle cellule in vivo grazie alla sua elevata affinità con esse. Può quindi fornire efficacemente le componenti necessarie ai siti di trattamento e mitigare gli effetti collaterali causati dai materiali medicali.
I ricercatori hanno applicato il materiale sviluppato alla superficie di uno stent, utilizzato durante le procedure chirurgiche per dilatare i vasi sanguigni ostruiti, ma che al contempo può potenzialmente causare infiammazioni o coaguli poiché venendo utilizzato fisicamente per espandere il vaso, potrebbe compromettere il sito in cui viene inserito.
Il materiale sviluppato quindi, dopo essere stato applicato attraverso cellule progenitrici endoteliali in grado di generare i vasi sanguigni, ha mostrato eccellenti effetti di vasodilatazione. Anche le pareti interne danneggiate hanno trovato giovamento, con un controllo della rigenerazione tale da determinare una diminuzione di oltre il 70% del tasso di formazione di neointima (o tonaca), un tipico effetto collaterale dello stent (la restenosi).
"Con questa tecnologia, che può essere utilizzata per migliorare i materiali da inserire nel corpo umano, si prevede di fornire una piattaforma universale per lo sviluppo di dispositivi diagnostici e terapeutici impiantabili a lungo termine" ha concluso il dr. Ki Joung.
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