Cos'è un Homunculus, il tentativo di creare la vita artificiale
INFORMAZIONI SCHEDA
Recentemente sulla piattaforma di streaming Netflix, è disponibile un film del regista giapponese Takashi Shimizu dal titolo “Homunculus” (qui l'interessante recensione di Homunculus) ma qual è l’origine che si cela dietro questo termine ai più sconosciuto?
Da sempre l’umanità ha cercato di manipolare, allungare o creare la vita artificialmente (come hanno già fatto gli scienziati con dei topi), per cercare di competere con l’ineluttabilità della morte e riuscire a vincere l’unica ed eterna sfida con il Tristo Mietitore. Per molti secoli, tra letteratura e scienza, si sono alternate opere ed ipotesi di una qualche vita artificiale, molto prima della moderna ingegneria genetica e della clonazione umana, già in alcuni testi arabi imprecisati e durante l’Alto Medioevo il termine utilizzato per indicare una tale creazione era proprio Homunculus (dal latino “piccolo uomo”).
Dobbiamo però attendere gli inizi del sedicesimo secolo per trovare un testo di valenza scientifica sull’argomento, precisamente il “De rerum natura” di Paracelso, nel quale, il medico ed alchimista svizzero, espose il primo concetto di creazione della vita artificiale attraverso l’Homunculus.
Affascinante è notare come ne descrisse minuziosamente ogni singolo procedimento, pur non avendo mai preso parte a tale esperimento, dalla raccolta e conservazione del seme umano, passando per lo sviluppo attraverso una mistura di elementi chimici, sangue e deiezioni animali, per poi concludere il processo in apposite ampolle attendendo la piena crescita della creatura.
Una descrizione così precisa e "professionale" da farci capire come un tempo medicina, chimica ed alchimia erano spesso inquadrate come un’unica scienza ed è per questo motivo che non era insolito prendere per vere affermazioni o ipotesi alquanto fantasiose, un’epoca in cui lo studio della pietra filosofale, della tubercolosi e dello stesso Homunculus avevano lo stesso peso scientifico.
Questo termine è infine giunto fino ai nostri giorni ma cambiando radicalmente la sua valenza e significato, è infatti utilizzato in neurofisiologia come la rappresentazione schematica sulla corteccia cerebrale delle localizzazioni delle diverse attività motorie dell’uomo (Homunculus motorio). Come spesso succede, con il progresso scientifico l’alone di mistero che avvolge miti e leggende viene dissipato per far fronte a nuove scoperte e nuove spiegazioni. Ciò che un tempo era visto come magia oggi è scienza.
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