Enel a Reuters: nessun interesse nei confronti dei miner per le criptovalute

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Il fornitore d'energia elettrica Enel non ha alcun interesse nei confronti dei miner per le criptovalute. A riportare la notizia l'agenzia di stampa Reuters, secondo cui la società avrebbe apertamente affermato di non avere alcun interesse a vendere energia ai minatori di criptovalute, in quanto andrebbe contro il suo attuale modello di business.

La società italiana, in una breve dichiarazione rilasciata per l'agenzia di stampa internazionale, ha affermato di aver preso la decisione dopo un attento studio ed analisi del mercato. Una precisazione praticamente doverosa, dal momento che martedì scorso Bloomberg aveva pubblicato la notizia secondo cui Enel sarebbe in trattativa per vendere energia elettrica alla società svizzera Envion AG, specializzata proprio nel mining di monete virtuali.

"Enel ha intrapreso un percorso chiaro verso la decarbonizzazione e lo sviluppo sostenibile e vede l'uso intensivo di energia dedicata al mining di criptovalute come una pratica non sostenibile che non si adatta al modello di business che sta portando avanti" ha affermato la compagnia.

A livello mondiale, le società che vendono energia hanno registrato un aumento della domanda dai minatori di criptovalute, che hanno bisogno di grandi quantità di energia per l'alimentazione dei computer che risolvono i puzzle matematici complessi che sono specializzati nella convalida delle transazioni ed effettuare il mining di monete come il Bitcoin.

In un recente rapporto, Morgan Stanley ha affermato che la domanda di energia globale generata dai miner di criptovalute è stata di circa 22 terawattora (TWh), ma il numero potrebbe aggirarsi tra i 125 e 140 TWh nel 2018, circa lo 0,6 per cento del consumo mondiale.

La maggior parte dei miner di Bitcoin proviene dalla Cina, dove i costi energetici sono relativamente più bassi.