Il coronavirus sta rallentando? Ecco gli ultimi dati provenienti dalla Cina

Il coronavirus sta rallentando? Ecco gli ultimi dati provenienti dalla Cina
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Il caso coronavirus sta destando la preoccupazione di tutti, specialmente visto il suo arrivo in Italia. Sono passate più di sette settimane dall'esplosione dell'epidemia a Wuhan (che adesso è una città fantasma). Da allora, sono morte 2.360 persone e oltre 76.000 si sono ammalate.

Un recente studio del Chinese Centre for Disease Control ha rilevato che la malattia potrebbe aver raggiunto il suo picco l'1 febbraio, quando il maggior numero di pazienti ha iniziato a manifestare sintomi. "I dati provenienti dalla Cina continuano a mostrare un declino di nuovi casi confermati", ha dichiarato giovedì scorso Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). "Siamo incoraggiati da questa tendenza, ma non è il momento di compiacersi." Il numero giornaliero di nuovi casi in Cina sembra essere in calo, ma ci potrebbero essere moltissimi casi ancora non segnalati.

C'è un valore che può dirci quando l'epidemia inizierà a svanire: il "tasso netto di riproduzione". Si tratta del numero medio di persone che un singolo paziente dovrebbe infettare. Quando l'epidemia inizierà a diminuire, il tasso netto di riproduzione sarà inferiore ad uno. Attualmente il coronavirus potrebbe avere un valore di 2.2, secondo un recente studio basato su 140 pazienti ricoverati a Wuhan. Mentre un'altra ricerca pubblicata sul Journal of Travel Medicine attesta questo valore a 3.3.

"Non sappiamo se le persone sono contagiose prima che manifestino sintomi e non siamo sicuri di quanto siano contagiose anche se presentano sintomi", ha affermato Lauren Ancel Meyers, epidemiologa dell'Università del Texas. "Mentre andiamo avanti, dato che le organizzazioni sanitarie globali sono in allerta e stanno davvero cercando di prevenire e rilevare i casi quando si verificano, ci aspetteremmo che il numero di riproduzione sarà inferiore", continua la donna.

Attualmente, tutti i paesi del mondo devono trattare il virus come nemico pubblico numero uno, secondo quanto affermato da Ghebreyesus. "La finestra per contenere questo focolaio rimane aperta", ha dichiarato l'uomo. "Questo è il momento di attaccare il virus mentre è gestibile."