Erasmus: un programma europeo che cela dietro secoli di viaggi

Erasmus: un programma europeo che cela dietro secoli di viaggi
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Dal 1987 i programmi Erasmus ed Erasmus Plus permettono a milioni di studenti residenti nell'Unione Europea di poter studiare in università estere. Tuttavia, questa iniziativa ha radici ben più profonde risalenti ai primi anni dell'età moderna.

La parola "Erasmus", come suggerisce il nome, rimanda al filosofo rinascimentale -contemporaneo di Michelangelo Buonarroti- Erasmo di Rotterdam - oltre ad essere un'abbreviazione di "European Community Action Scheme for Mobility of University Students" (Schema d'azione della comunità europea per la mobilità degli studenti universitari).

Erasmus di Rotterdam (1467-1536), oltre ad essere ricordato per la sua celebre opera l'"Elogia della follia", fu il principale esponente dell'Umanesimo cristiano - affermatosi soprattutto nel XVI secolo. Egli credeva in un principio che poi sarà fondamentale per molti dei suoi successori che, come lui, seguirono una serie di viaggi-studi: l'ideale di humanitas (dalla parola greca "filantropia" - amore per l'umanità).

Secondo Erasmo, la dignità dell'uomo nasce dal sapiente uso della ragione. Per conseguire questa, l'individuo deve apprendere il più possibile.

Un erede spirituale di Erasmo da Rotterdam fu Joseph Addison (1672-1719), uno dei principali esponenti del Grand Tour europeo che si affermò in Europa intorno al XVII secolo. Questa "missione" veniva intrapresa, in seguito alla pace di Vestfalia (fine guerra dei Trent'anni - 1648), dai più celebri aristocratici di tutto il territorio europeo per accrescere le loro conoscenze. Il fine ultimo era quello di poterle, poi, applicare in vari campi, dalla politica all'arte.

Fra i principali centri di approdo di questi giovani vi era proprio l'Italia, culla dell'antica civiltà romana, e la Francia, luogo perfetto per i giovanotti inglesi per abbandonare le loro maniere non da gentiluomini e apprendere la cultura raffinata francese.

Questi costosissimi viaggi, ovviamente, erano prerogativa di una piccolissima fetta della popolazione (prettamente maschile), ma alcuni esponenti importanti della cultura europea, come Johan Wolfgang von Goethe, ebbero la possibilità di finanziare i propri viaggi grazie al supporto di mecenati.

La missione filantropa di alcuni intellettuali e il desiderio di vivere un'esperienza eccitante non si spensero mai realmente. Gli interessati continuarono a viaggiare nonostante i periodi di forte instabilità politica. Persino le donne, nel XIX secolo, con la nascita dei primi movimenti femministi, cominciarono ad imporsi sulla società e a compiere viaggi di studio che fino a quel momento erano stati negati loro.

Un esempio fra queste fu Sophie Jex-Blake (1840-1912), un'attivista e medico inglese, che seguì, con tanta fatica a causa delle discriminazioni di genere, gli studi accademici in Inghilterra. Tuttavia, ella si recò anche negli Stati Uniti per conoscere esponenti importanti sia nel campo scientifico che nel campo umanistico.

A partire dal XX secolo, le università o i poli di studi in cui gli studenti immigrati seguivano dei corsi, cominciarono a rilasciare le prime forme di certificato. Nel mentre, molti studenti iniziarono a raccogliersi in piccole comunità internazionali e a pubblicare riviste e giornali che potessero dare indicazioni sulla vita all'estero e sui corsi da frequentare.

E' interessante osservare l'eredità lasciata dai primi viaggi-studio dell'età moderna e come questi siano riusciti ad unire oggi sedi accademiche di paesi completamente diversi l'uno dall'altro al fine di conseguire un giorno, in una speranza forse un po' ingenua, la pace predicata dall'humanitas di Erasmo di Rotterdam.