Eruzioni spaziali: l'asteroide Bennu è attivo, rilevate espulsione di pietre nello spazio
Per la prima volta, gli astronomi hanno osservato da vicino delle eruzioni da un asteroide. I risultati suggeriscono che ci sono molte pietre spaziali altrettanto attive, con esplosioni talmente violente che i loro detriti potrebbero raggiungere perfino la Terra.
Gli asteroidi non sono come le comete che molto spesso esplodono, così come testimonia TESS. Tuttavia, ricerche precedenti hanno scoperto che un piccolo numero di questi sassi cosmici, come 133P/Elst-Pizarro, potrebbero esplodere attivamente con grandi quantità di polvere e frammenti di roccia, abbastanza per creare nuvole temporanee o code simili a comete.
Ora, gli scienziati hanno catturato immagini "da vicino" di queste eruzioni grazie all'asteroide Bennu. "Questa è la prima osservazione di un asteroide attivo così da vicino", afferma a Space.com il coautore dello studio Harold Connolly. Bennu è formato da massi tenuti insieme principalmente dalla loro stessa gravità.
Durante l'analisi delle immagini di Bennu dalla telecamera di navigazione di OSIRIS-REx, il veicolo spaziale che sta studiando la pietra, gli astronomi hanno notato tre grandi eruzioni a gennaio e a febbraio di quest'anno, ciascuna ha espulso un massimo di 200 pezzi fino a 10 centimetri di grandezza con una velocità massima di circa 11.9 chilometri all'ora.
Le tre maggiori eruzioni sono avvenute nel tardo pomeriggio sull'asteroide, in luoghi in cui il sole stava per tramontare. Gli addetti ai lavori non sanno dare una risposta alla causa di questi fenomeni, ipotizzando che il fenomeno potrebbe essere stato generato dall'impatto di piccoli meteoriti oppure dalla frattura della superficie dovuta a uno stress termico, poiché le temperature superficiali su Bennu possono variare di 100 °C ogni circa 4 ore.
Questi risultati suggeriscono che tutti gli asteroidi carbonacei possono essere attivi. "Non l'abbiamo visto quando [la navicella spaziale dell'agenzia spaziale giapponese] Hayabusa2 è arrivata all'asteroide Ryugu, ma forse non eravamo abbastanza vicini", afferma infine Connolly. Lo scopo principale della missione OSIRIS-REx è quello di raccogliere un campione dalla superficie di Bennu nel 2020 e riportarlo sulla Terra per l'analisi nel 2023.
FONTE: space.com
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