Sviluppato un nuovo metodo per trovare vita aliena
Jessica Torres, dottoranda in chimica presso la San Diego State University, dopo aver collaborato con i ricercatori del Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA, sta ora sperimentando metodi innovativi per trovare segni di vita su altri pianeti.
Tra questi, l'estrazione di aminoacidi dalle rocce porose potrebbe rivelarsi il modo più promettente, ed essere utilizzato come sistema di analisi sui futuri rover, poiché studi precedenti hanno cercato prove di altre forme di vita solo nell'acqua e nel suolo, mai nei materiali solidi.
Purtroppo i metodi attuali di identificazione degli amminoacidi non sono in grado di distinguere le versioni create da un organismo vivente da quelle formate attraverso reazioni chimiche casuali. Le tecniche esistenti, inoltre, di solito richiedono acqua, che si congelerebbe o evaporerebbe se immagazzinata su una sonda spaziale in viaggio verso Marte o Europa, la luna di Giove.
"Invece di utilizzare dell'acqua o dei solventi organici, che sono perlopiù adatti sulla Terra, la novità del nostro progetto è avvicinarsi al rilevamento della vita utilizzando solventi alternativi che sono più adatti per lo spazio", ha detto la Torres. "Speriamo di sviluppare un dispositivo microfluidico in grado di estrarre, campionare ed identificare gli amminoacidi nelle rocce."
La Torres sta quindi sviluppando nuovi solventi chimici specificamente realizzati per funzionare su un rover automatizzato inviato su un altro pianeta, dove l'acqua e altri solventi comuni non sarebbero utilizzabili.
Chris Harrison, consulente di laboratorio e docente di chimica presso la SDSU, ha dunque scelto di utilizzare un processo chiamato elettroforesi capillare, "un modo più intuitivo, pratico ed economico per rilevare la vita".
Questa tecnica prevede la separazione delle molecole facendole passare attraverso un tubo, più stretto di un capello umano medio, e pieno di liquido. Un laser fissato all'estremità del tubo viene poi utilizzato per illuminare una molecola fluorescente e collegata ad un amminoacido. Quando un amminoacido passa infine davanti al laser, un sensore mostrerà un picco del bagliore indotto dal laser.
L'attuale sfida degli scienziati sarà quella di configurare un unico picco per ciascuno degli amminoacidi analizzati; nella speranza di riuscire finalmente ad identificarne almeno uno, anche anche se fosse l'unico tra un miliardo di altre molecole.
La domanda poi sorge spontanea, casa accadrebbe se trovassimo vita aliena su un altro pianeta? Intanto al SETI stanno cercando megastrutture aliene e sono pronti a rivelarci eventuali scoperte. Non ci resta che attendere.
FONTE: PHYS.org
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