Facebook come Google: gli USA pronti a intentare una causa antitrust senza precedenti

Facebook come Google: gli USA pronti a intentare una causa antitrust senza precedenti
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Facebook è di nuovo nel mirino degli Stati Uniti per possibili violazioni dell’antitrust: dopo le prime indiscrezioni giunte a inizio novembre riguardanti un’imminente causa chiesta dalla Federal Trade Commission, ora è un gruppo di oltre 40 stati americani guidato da New York presumibilmente pronto a intentare una causa la prossima settimana.

A riportarlo è stata l’agenzia di stampa Reuters, la quale avrebbe ottenuto tali informazioni da ben quattro fonti che hanno familiarità con la questione. Questa denuncia coinvolgerebbe i suddetti stati e anche la FTC stessa, i cui commissari si sarebbero incontrati ieri, mercoledì 2 dicembre, per presentare un reclamo a un giudice amministrativo o un tribunale distrettuale.

L’accusa di una possibile violazione delle norme antitrust era già stata portata avanti dalla FTC che, un mese fa, stava considerando di gestire il caso internamente per avere maggiori possibilità di vincere la causa e portare al ritiro delle acquisizioni dell'app di condivisione di foto Instagram e della piattaforma di messaggistica WhatsApp. Il presidente della FTC Joe Simons si era già dichiarato favorevole a mantenere la causa interna, ma le ultime complicazioni starebbero cambiando le carte in tavola.

Sebbene sia gli stati in questione che Facebook Inc. non abbiano rilasciato dichiarazioni in materia, tempo fa l'amministratore delegato di Facebook Mark Zuckerberg ha difeso acquisizioni controverse come quelle di Instagram e WhatsApp dicendo che la piattaforma di social media li ha aiutati ad espandersi da piccole e insignificanti aziende a potenti. Sarà senza dubbio interessante capire cosa accadrà e soprattutto se negli Stati Uniti si avrà un “bis” dopo l’avvio della causa antitrust ai danni di Google, ritenuta una delle più ambiziose di sempre nel paese.

Nel mentre, Facebook è stata ufficialmente multata dalla Commissione per la protezione delle informazioni personali (PIPC) sudcoreana per aver condiviso le informazioni di oltre 3,3 milioni di utenti senza consenso, per un totale di 6,7 miliardi di won o 6,1 milioni di dollari.