Facebook, ex dipendente conferma: l'azienda fatica a contenere le fake news

Facebook, ex dipendente conferma: l'azienda fatica a contenere le fake news
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Nonostante tutti gli sforzi di Facebook nel contenere la disinformazione, come per esempio il limite agli inoltri nelle chat su Messenger, l’azienda sarebbe ancora in difficoltà: a confermarlo è stata l’ex dipendente e data scientist del colosso di Mark Zuckerberg Sophie Zhang, la quale ha condiviso con BuzzFeed News un documento di 6.600 parole.

In tale testo, di cui BuzzFeed News ha ottenuto una copia, Zhang avrebbe elencato moltissimi esempi di come le campagne di disinformazione su temi politici siano estremamente diffuse su vasta scala, pressoché impossibile da bloccare e in grado di confondere fin troppo facilmente i cittadini. Questi traguardi verrebbero raggiunti tramite la creazione di migliaia di account fake da parte dei partiti politici, usati poi per pilotare l’opinione pubblica e screditare l’opposizione: uno dei casi più eclatanti, secondo Sophie Zhang, sarebbe quello della campagna del presidente dell’Honduras Juan Orlando Hernández, bloccata da Facebook soltanto dopo nove mesi.

Altri esempi citati sono quelli del partito politico dominante in Azerbaijan, o anche quello delle elezioni indiane a Nuova Delhi del febbraio 2020 in cui la stessa Zhang avrebbe lavorato per mesi per abbattere una rete estremamente sofisticata di migliaia di account – veri e non – utilizzati per influenzare il voto. O ancora, negli ultimi mesi Facebook avrebbe rimosso 672.000 account fake usati per manipolare le informazioni sul COVID-19 in paesi come Spagna, USA, Italia, Brasile e molti altri. Nonostante ciò, però, Zhang ha ribadito più volte che sono soltanto piccoli sforzi inadeguati alle capacità e ai mezzi attualmente disponibili.

Ma la parte che ha colpito la maggior parte delle testate è la seguente: “Ho preso io stessa talmente tante decisioni e provvedimenti per risolvere questo problema che ho perso il conto: dall’Iraq all’Indonesia, dall’Italia a El Salvador, individualmente l’impatto probabilmente è stato piccolo ma il mondo è un posto vasto. Nonostante abbia preso le migliori decisioni possibili sulla base delle conoscenze a me disponibili in quel momento, ormai so che ho sangue sulle mie mani”.

Nonostante questo pentimento, Zhang ha chiarito nel suo documento che secondo lei Facebook non è gestita da malintenzionati o persone con una determinata agenda politica; ritiene soltanto che i “piani alti” tendono a prendere decisioni motivate dagli esperti di pubbliche relazioni, i quali si concentrano sui problemi statunitensi e in Occidente.

Quando chiese supporto alla compagnia nel fermare le attività legate alle elezioni o in generale alla politica mondiale, la risposta sarebbe stata “mancano le risorse umane” e lei sarebbe stata quasi minacciata di perdere il posto di lavoro se non avesse continuato a lavorare come richiesto. Infine, Sophie Zhang sarebbe stata licenziata questo mese e avrebbe rifiutato una liquidazione di 64.000 dollari pur di scrivere questo documento.

Non è mancata la risposta di una portavoce della compagnia: “Abbiamo creato team specializzati, collaborando con i maggiori esperti, per impedire ai malintenzionati di abusare dei nostri sistemi. È un lavoro che questi team svolgono come loro mandato a tempo pieno. Lavorare contro comportamenti coordinati è la nostra priorità, ma stiamo anche affrontando i problemi di spam e fake engagement. Indaghiamo attentamente su ogni problema, compresi quelli sollevati dalla signora Zhang, prima di agire o di fare dichiarazioni pubblicamente.”

Ma lei non è la prima persona a criticare l’operato di Facebook: anche il mentore e primo investitore Roger McNamee ha dichiarato che Mark Zuckerberg è assetato di potere.