Consiglio di Stato contro Facebook: "non è gratis, utenti pagano con i loro dati"

Consiglio di Stato contro Facebook: 'non è gratis, utenti pagano con i loro dati'
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Il Consiglio Di Stato ha confermato la sentenza dello scorso 2018 dell'Antitrust ai danni di Facebook, che secondo i giudici avrebbe ingannato gli utenti facendo passare per gratuito un servizio che, nei fatti, non lo è dal momento che gli utenti pagano con i loro dati personali.

Il Consiglio di Stato non ha solo confermato quanto evidenziato dall'Antitrust, "apre la porta a molte questioni rilevanti per il futuro dei nostri diritti nell'economia digitale", ha affermato Guido Scorza del Garante della privacy.

"Ad esempio: un contratto, come in questo caso per l'uso di un social ma gli esempi su internet sono numerosi, vedi Google e altri servizi, può essere basato sul commercio di dati personali? E chi è competente a garantire misure sufficienti a tutela degli utenti, in questo commercio? Il Garante Privacy o l'Antitrust?" sono le domande poste dallo stesso Scorza.

In precedenza il Tar del Lazio aveva ridotto la sanzione a 5 milioni di Euro, pur confermando che Facebook "induce ingannevolmente gli utenti consumatori a registrarsi non informandoli adeguatamente e immediatamente, in fase di attivazione dell'account, dell'attività di raccolta, con intento commerciale, dei dati da loro forniti, e, più in generale, delle finalità remunerative che sottendono la fornitura del servizio di social network, enfatizzandone la sola gratuità".

Facebook di conseguenza si era adeguato alla sentenza rimuovendo la menzione della gratuità, ma non aveva in alcun modo evidenziato l'uso commerciale dei dati degli utenti, motivo per cui l'Antitrust l'aveva multata nuovamente lo scorso Febbraio.

A nulla sono valse le tesi presentate dai legali del social network di Mark Zuckerberg, che il Consiglio di Stato ha rigettato.