Le femmine sembrano vivere più a lungo dei maschi nella maggior parte dei mammiferi

Le femmine sembrano vivere più a lungo dei maschi nella maggior parte dei mammiferi
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Il 90% dei supercentenari (persone che superano o raggiungono i 110 anni di età) del nostro pianeta sono donne, questa tendenza è stata osservata dagli scienziati negli esseri umani ma, secondo un nuovo studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, sembra essere una cosa comune anche nelle altre specie selvatiche.

Il team ha raccolto dati sulla mortalità per 134 popolazioni di 101 specie, da orche e canguri a scoiattoli e leoni. Si tratta della raccolta più completa di dati per uno studio di questo tipo. I numeri sembrano essere evidenti: nel 60% dei casi, le femmine vivevano in media il 18.6% in più rispetto ai maschi. Gli animali con il tasso più alto sono: pecore, capra delle nevi, leoni, pipistrelli marroni dalle orecchie lunghe, gazzelle della Mongolia e topi dai piedi bianchi.

"È stato sorprendente osservare che questo divario nella durata della vita spesso supera quello osservato nell'uomo ed è allo stesso tempo estremamente variabile tra le specie", afferma Jean-François Lemaître, a guida dello studio. Il team non ha rilevato alcuna differenza nei tassi di invecchiamento, ciò significa che i maschi non sembrano invecchiare più velocemente delle femmine.

Invece, i loro risultati suggeriscono che la durata della vita sia prevalentemente influenzata da un'interazione tra condizioni ambientali e costi riproduttivi specifici del sesso. Le condizioni ambientali, come la durezza climatica, possono avere un impatto maggiore sui maschi rispetto alle femmine poiché i maschi assegnano una notevole quantità di risorse alla crescita e al mantenimento dei tratti sessuali secondari, rendendoli possibilmente più vulnerabili rispetto alle femmine.

Secondo il team, gli esemplari maschi assegnano più risorse alla competizione/riproduzione sessuale, anche se si tratta di una teoria che deve ancora essere dimostrata. Il team propone anche la possibilità che gli ormoni maschili ad alti livelli compromettano alcuni aspetti della loro difesa immunitaria.