Sul fondo del mare sono presenti 15 milioni di tonnellate di microplastiche
Circa 15 milioni di tonnellate di microplastiche si sono depositate nel fondo marino. È questo lo sconvolgente rapporto dell'agenzia scientifica nazionale australiana; si sta parlando di più del doppio della quantità di inquinamento da plastica sulla superficie dell'oceano.
Sebbene gli scienziati riconoscano l'inquinamento da plastica come un'importante questione ecologica (soprattutto perché esistono delle isole create dalla spazzatura che entra nei mari), si sa poco sull'accumulo di plastica vicino al fondo del mare e su quale potrebbe essere il suo impatto sulla vita marina e sugli ecosistemi.
"L'entità dell'inquinamento da microplastica nei sedimenti di acque profonde è stata storicamente poco conosciuta", dichiara la coautrice dello studio Denise Hardesty, una delle principali ricercatrici della Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO), un'agenzia governativa responsabile della ricerca scientifica.
Gli esperti hanno campionato a profondità che vanno da 1.655 a 3.062 metri, a distanze da 288 a 356 chilometri dalla riva. Nei campioni, un singolo grammo di sedimenti del fondo marino conteneva fino a 14 particelle di plastica. Sulla base del numero medio di particelle nei campioni e delle dimensioni dell'oceano, gli scienziati hanno calcolato che la quantità totale e globale di microplastiche sul fondo del mare sia compresa tra 9 milioni e 15 milioni di tonnellate.
Tale quantità potrebbe essere perfino più alta. La densità delle particelle di questa zona - la Great Australian Bight - era probabilmente inferiore a quella delle regioni oceaniche più vicine alle aree costiere densamente popolate. Le microfibre di plastica, inoltre, un'altra fonte nota di inquinamento microplastico degli oceani, sono state omesse dall'analisi. "Non ci aspettavamo di avere livelli così alti registrati di microplastiche, soprattutto considerando quanto fosse attento il nostro approccio di campionamento", continua Hardesty. "Ci auguriamo che questo lavoro faccia riflettere le persone sulle scelte che facciamo, sull'impatto di ciò che facciamo, acquistiamo, utilizziamo e scartiamo. e dove può finire", afferma infine la Hardesty.
FONTE: livescience
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