Un fossile svela il passato misterioso del calamaro vampiro

Un fossile svela il passato misterioso del calamaro vampiro
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I calamari vampiri, a differenza dei loro parenti più prossimi, vivono nelle acque profonde, buie e con scarso ossigeno. Lo studio di un antenato di questa specie ha permesso di scoprire quando, evolutivamente, questi calamari si sono rintanati nelle profondità oceaniche.

I calamari vampiro (Vampyroteuthis infernalis) sono una particolare specie di calamari che vive nelle acque profonde, nella zona cosiddetta afotica, priva di luce (circa 600-900 metri di profondità). L’assenza di luce non è l’unica difficoltà che questa specie ha dovuto fronteggiare per vivere nelle profondità marine. La scarsità di ossigeno, infatti, è forse stato uno dei problemi più difficili da superare per queste creature tanto intelligenti e veloci. A queste profondità, infatti, l’animale si è adattato a vivere con solo il 3% di saturazione dell’ossigeno in acqua.

Nonostante il nome possa far apparire questo essere particolarmente aggressivo, quasi diabolico, in verità l’animale si nutre della materia organica che ridiscende da zone di mare più superficiali. Sul passato evolutivo di questa specie però si sa poco. Tuttavia, scienziati dell’Università di Praga hanno studiato un fossile, un ancestrale di questa specie, notando che già 23-34 milioni di anni fa questi calamari vivevano all’interno di acque profonde. Il fossile studiato venne scoperto nel 1942 ed è stato conservato all’interno della collezione dell’Hungarian Natural History. Studiando il fossile si è scoperto che in passato questi animali erano leggermente più lunghi dei loro nipoti (35 cm contro i 28 cm delle specie moderne, compresi anche i tentacoli) e che vivevano in acque profonde.

Lo studio di come il Carbonio variava all’interno del sedimento ha, infatti, stabilito che l’animale, all’epoca, viveva in ambienti poco ricchi di ossigeno. Gli strati di sedimento superiore, invece, presentavano una particolare specie di plancton che viveva in ambienti marini poco salati e più ricchi di ossigeno e nutrienti, quindi in zone di mare più superficiali. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Communications Biology e, probabilmente, altri studi sono necessari per scoprire di più sul passato e l’evoluzione di questa misteriosa specie.