
La furia di San Olga di Kiev non è lontanamente paragonabile all'Inferno
La nostra storia risale al 945 d.C., quando un convoglio drevljano di messaggeri si recò al castello della Gran Principessa di Kiev, Olga, per proporle di sposare il principe dei Drevljani, Igor. C’è, tuttavia, un antefatto: la tribù slava aveva legato e fatto a pezzi Igor, Gran Principe di Kiev e marito di Olga.
L’offerta dei Drevljani era, quindi, una tregua sostenuta dal matrimonio di convenienza tra Olga e Mal, principe drevljano. Con grande sorpresa dei pretendenti, la Gran Principessa di Kiev promise a Mal il posto vacante di governatore della monarchia della Rus’ di Kiev. Ma a quanto pare, era tutta una trappola per vendicare suo marito. Ella chiese ai Drevljani di aspettare sulla loro barca l’arrivo della mattina, per ufficializzare gli accordi.
Durante quella notte, però, la monarca ordinò alle sue guardie di staccare il pavimento dell’entrata del castello, per poi scavare una fossa grande e profonda. L’indomani, quando i Drevljani entrarono nella roccaforte, ansiosi di siglare i patti, si ritrovarono invece nella buca preparata qualche ora prima. Nonostante l’esito positivo della strategia contemplata (gli ambasciatori furono sotterrati vivi), Olga non era soddisfatta del suo operato, così decise di spingersi oltre. Il secondo passo della sua vendetta prevedeva di instaurare una corrispondenza con i Drevljani, per assicurarli che la principessa voleva davvero sposare Mal.
Ella, nel messaggio finale, non manco di sottolineare la necessità di “preparare grandi quantità di idromele nella città in cui hai (rivolto a Mal) ucciso mio marito, affinché io possa piangere sulla sua tomba e tenere un banchetto funebre per lui”, secondo quanto affermato nella "Cronaca degli anni passati". È doveroso specificare che questo scambio epistolare era spesso ostacolato dall’improvvisa scomparsa degli ambasciatori Drevljani. Olga, infatti, ordinava di tanto intanto di accogliere i messaggeri con un bel bagno caldo, che si tramutava immediatamente in una doccia di fiamme.
Alla fine, la Gran Principessa partì per Iskorosten (odierna ‘Korosten, in Ucraina), città dei Drevljani e luogo di morte di Igor. Olga ebbe premura di notificare al futuro marito che suoi delegati sarebbero arrivati domani; perciò, era giusto rispettare il Rus’ di Kiev, continuando a festeggiare ad oltranza. Quando la corte drevljana fu sufficientemente alticcia, la vedova di Kiev ordinò al suo esercito di massacrare tutti i Drevljani che potevano.
Uno scriba locale stimò che furono massacrati ben 5.000 membri della tribù degli slavi orientali.
La guerra ormai è inevitabile e l’assedio dei Rus’ alle porte di Iskorosten andò avanti per oltre un anno. Olga offrì delle condizioni di pace: gli sconfitti dovevano inginocchiarsi e omaggiare la monarca con sei uccelli per ogni famiglia (tre piccioni e tre passeri); ciò non bastò a placare l’ira della vedova. I Rus’ avevano un altro compito, cioè attaccare dello zinco alle zampe dei volatili, creando delle vere e proprio bombe volanti, innescate all’atterraggio dei pennuti sui tetti della città.
La Gran Principessa non aveva concesso delle gentili condizioni di pace, bensì aveva intenzione di continuare a punire a suon di detonazioni i Drevljani fin dal principio. I sopravvissuti vennero trucidati, ad eccezione di bambini e anziani che furono ridotti come schiavi.
Olga, prima di abdicare in virtù dell’ascesa di suo figlio, riuscì a difendere Kiev nel 968 da un importante e delicato assedio e fu ricordata successivamente come una grande monarca Rus’.
Fun fact: Olga di Kiev è venerata come santa, sia dalla Chiesa cattolica sia da quella ortodossa. Rimanendo in tema di curiosità di questo tipo, sapevate che nella storia di Adamo ed Eva, ci sono molti elementi presi da altre tradizioni?
[Sant'Olga di Nikolay Bruni, Museo Russo/Wikimedia Commons]
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