La storia del gatto che venne trasformato in un telefono: sì, hai letto bene
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I gatti sono creature strane, a volte assurde, che addomestichiamo ormai da oltre 10.000 anni. Qualcuno li adora, altri li evitano, in passato invece due ricercatori di Princeton pensarono bene di trasformarne uno in un telefono vivente. Sì, è tutto vero.
L'idea venne al professor Ernest Glen Wever, pioniere nel campo dell'audiologia, il quale dopo aver studiato psicologia sperimentale ad Harvard, all'UC Berkeley e successivamente psicologia a Princeton, iniziò il suo bizzarro esperimento.
Nel 1929 e Ernest Wever insieme al suo assistente Charles William Bray stavano studiando in che modo l'orecchio e il cervello codificano i segnali audio in impulsi nervosi. Al tempo la comunità scientifica concordava sul fatto che la frequenza degli impulsi nel nervo uditivo fosse proporzionale all'intensità dello stimolo uditivo ma non i due ricercatori in questione.
Secondo loro, infatti, la frequenza dell'impulso nervoso replicava esattamente la frequenza dello stimolo, un po' come accade per le linee telefoniche, tanto che venne chiamata "teoria del telefono".
Al fine di testare questa loro teoria i ricercatori decisero di trasformare un gatto in un telefono. Per farlo ne sedarono uno e successivamente rimossero una sezione del suo cranio per avvolgere attorno ad uno dei suoi nervi uditivi un elettrodo. Questo emise un segnale che passò attraverso un amplificatore a valvole, un cavo schermato per poi arrivare ad un ricevitore telefonico in una stanza insonorizzata circa 15 metri di distanza. In pratica, Bray parlava al gatto e Wever riceveva il suono.
L'esperimento diede esito positivo. I due ricercatori riuscirono a rivelare i segnali dal nervo uditivo del gatto con assoluta chiarezza, come se fossero emessi davvero da una macchina. Wever disse successivamente: "Il discorso è stato trasmesso molto fedelmente. Semplici comandi venivano ricevuti facilmente. Infatti, se in buone condizioni, il sistema è stato anche impiegato come mezzo di comunicazione tra sala operatoria e sala insonorizzata."
L'esperimento non finì qui perché per essere sicuri che non vi fosse nessun'altro meccanismo in grado di generare questi segnali, prima provarono a limitare il flusso sanguigno del cervello del gatto, cosa che comportò l'interruzione dei segnali, e poi uccisero il gatto scoprendo che dopo la sua morte i segnali prima erano diminuiti e poi cessarono completamente.
In realtà poco dopo la pubblicazione dell'articolo che li rese celebri a tutta la comunità scientifica, si scoprì che buona parte delle loro conclusioni era errata.
Fu Hallowell Devis che con un successivo esperimento rivelò al mondo come i segnali che Waver e Bray credevano essere generati dal nervo uditivo erano in realtà prodotti dalla coclea, la struttura a forma di spirale dentro all'orecchio.
La scoperta allora portò André Djourno e Charles Eyries, due inventori francesi, alla creazione degli impianti cocleari, strumenti che utilizzavano un microfono per generare segnali elettrici in grado di stimolare direttamente il nervo cocleare. Questa tecnologia permetteva di far arrivare i suoni oltre le parti danneggiate e malate dell'orecchio, infatti ha concesso a centinaia di migliaia di persone la possibilità di sentire nonostante alcuni tipi di disabilità.
La morte del gatto che divenne un telefono non è stata vana, per fortuna, ma se questo esperimento ti è sembrato di cattivo gusto (visto che magari anche tu rientri nelle cinque categorie ben definite di proprietari di gatti) forse dovresti dare un'occhiata agli esperimenti illegali che gli scienziati vorrebbero condurre!
FONTE: todayifoundout
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