Giochi e app mettono a rischio la privacy, poco controllo sui dati raccolti

Giochi e app mettono a rischio la privacy, poco controllo sui dati raccolti
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Molti giochi raccolgono dati personali e li inviano a soggetti sconosciuti persino agli sviluppatori. È quanto emerso da una ricerca di Vox, che ha analizzato le informazioni che alcuni dei giochi mobile più popolari ottengono ed utilizzano per creare annunci pubblicitari.

Il problema si sviluppa su due fronti. Da una parte molti studi utilizzano spesso codice riciclato per accelerare i tempi di sviluppo, perdendo però il controllo su quanto accade dietro le quinte. Dall’altra gli annunci pubblicitari non sono sempre chiari nelle modalità con cui gestiscono i dati personali, non specificando quali informazioni vengono raccolte e a chi vengono poi inviate.

Ad aggravare la situazione, altri recenti studi hanno dimostrato quanto possa essere semplice associare i dati raccolti, in teoria anonimi, a delle persone fisiche, utilizzando ad esempio la posizione per identificare la residenza o il luogo di lavoro.

Sfruttando tutto questo i giochi mobile possono trasformarsi in reti incredibili per conoscere i gusti e gli stili di vita dei giocatori, ignari del fatto che i loro dati personali vengono raccolti e diffusi. Nonostante l’attenzione nei confronti della privacy sia in aumento in maniera particolare per quanto riguarda i social-netwrok (ma forse non così tanto in Italia), non sono molti a prestare uguale attenzione alle applicazioni ed ai giochi installati nei telefonini, trasformandoli in fonti dal valore inestimabile per chi si nutre di informazioni private.

Ad allarmare anche la difficoltà da parte degli sviluppatori di sapere cosa e come viene monitorato all’interno delle proprie applicazioni. È bene specificare che non tutte le pubblicità nascondono necessariamente meccanismi poco trasparenti, ma una maggiore attenzione da parte dei programmatori permetterebbe senz’altro di evitare spiacevoli intrusioni da parte di soggetti sconosciuti.