Un "giusto" asfalto può ridurre la temperatura dell'aria di oltre 1,4 °C

Durante il periodo estivo uscire per la tua città è sicuramente un inferno, a causa delle alte temperature che ci sono durante queste giornate. La colpa della calura - oltre al periodo - è da ricercare anche nelle nostre strade... che diventano incandescenti. Una strada calda, infatti, aumenta anche la temperatura dell'aria circostante.

Per questo motivo, una nuova ricerca mostra che delle strade di colore più chiaro e più riflettenti hanno il potenziale di abbassare la temperatura dell'aria di oltre 1,4 °C, oltre a ridurre la frequenza delle ondate di calore del 41% nelle città degli Stati Uniti.

Nelle aree urbane, circa il 40% del terreno è asfaltato e questo tipo di pavimentazione assorbe la radiazione solare. É per questo motivo che solitamente le città sono sempre più calde di qualche grado in più rispetto alle vicine aree rurali e alle zone verdi.

Per stimare la riflettività di una pavimentazione, si utilizza una misura chiamata albedo. Quest'ultima si riferisce alla proporzione di luce riflessa da una superficie: più bassa è l'albedo di una superficie, più luce assorbe e più calore intrappola. L'asfalto, solitamente, ha una bassa albedo di circa 0,05-0,1, il che significa che riflette solo dal 5 al 10% della luce che riceve e assorbe fino al 95% del calore.

Secondo un modello, un aumento dell'albedo della pavimentazione su tutte le strade degli Stati Uniti potrebbe ridurre il consumo di energia per il raffreddamento e ridurre le emissioni di gas serra equivalenti a 4 milioni di auto guidate per un anno. Utilizzando i modelli, i ricercatori del Concrete Sustainability Hub del MIT hanno scoperto che raddoppiare l'albedo tradizionale delle strade delle città potrebbe ridurre le temperature massime estive da 0,3 a 1,7 °C.

Insomma, sicuramente una soluzione davvero molto importante che, se fatta con criterio potrebbe essere molto utile! A proposito di caldo: ecco qual è la città più calda del mondo e qual è il posto più caldo della Terra.