Google lancia un nuovo motore di ricerca per gli scienziati

Google lancia un nuovo motore di ricerca per gli scienziati
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L'obiettivo di Google è sempre stato quello di aiutare gli utenti a trovare le informazioni provenienti da tutto il mondo. Non sorprende, dunque, che la società californiana abbia lanciato un nuovo motore di ricerca pensato per gli scienziati.

Il servizio, chiamato Dataset Search, è per certi versi simile a Google Scholar, il popolare motore di ricerca dell'azienda per studi e report accademici. Infatti, le istituzioni che pubblicano i loro dati online, come università e governi, devono includere alcuni tag di metadati nelle loro pagine web che descrivono i loro contenuti, inclusi gli autori, la data di pubblicazione, come sono stati raccolti i dati e via discorrendo. Queste informazioni vengono poi indicizzate dal nuovo motore di ricerca di Google e combinate con le informazioni del Knowledge Graph. In parole povere, se il set di dati X è stato pubblicato dal CERN, nei risultati di ricerca saranno incluse anche alcune informazioni sull'istituto.

Natasha Noy, una ricercatrice di Google AI che ha contribuito alla creazione di Dataset Search, ha affermato ai microfono di The Verge che l'obiettivo è quello di unificare decine di migliaia di fonti di set di dati presenti online. "Vogliamo rendere tali dati rilevabili, ma tenerli dove sono".

Infatti, al momento, la pubblicazione dei set di dati è estremamente frammentata. Differenti domini scientifici hanno i loro repository preferiti, così come diversi governi e autorità locali. "Gli scienziati dicono, 'so dove devo andare a trovare i miei set di dati, ma non trovo sempre ciò che voglio'".

Noy ha anche fornito un esempio: uno scienziato di sua conoscenza stava cercando un set di dati specifico sulle temperature oceaniche per uno studio da pubblicare di lì a pochi giorni, ma non è riuscito a trovarlo da nessuna parte. Non l'ha rintracciato finché non ha incontrato, nell'occasione di una conferenza, un collega che ha riconosciuto il set di dati e gli ha spiegato dove era ospitato. Solo allora lo scienziato ha potuto continuare con il suo lavoro. Insomma, sembra proprio che ci fosse bisogno dell'intervento di Google.

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