Google nel mirino dell'antitrust britannico: ci sono dubbi sulle pubblicità online

Google nel mirino dell'antitrust britannico: ci sono dubbi sulle pubblicità online
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Google è anche nel mirino dell’antitrust britannico: l’apertura della causa antitrust negli Stati Uniti, come visto nelle settimane precedenti, ha causato una reazione a catena non indifferente con multe e indagini ulteriori anche in Europa e non solo. Sotto osservazione, questa volta, è il sistema di pubblicità del colosso di Mountain View.

Nelle ultime ore è stata la coalizione di aziende del mondo tech e editoriali Marketers for an Open Web a chiedere un intervento delle autorità inglesi nei confronti di Google, per costringere il gigante statunitense a ritardare il lancio della tecnologia “Privacy Sandbox” previsto per il prossimo anno. Questo strumento eliminerebbe i famosi cookie di terze parti che memorizzano informazioni dell’utente sui vari dispositivi da esso usati, sostituendoli con altri strumenti di proprietà di Google. Spiegato in maniera semplice, in questo modo Big G avrebbe sotto controllo accesso, pubblicità e altre funzionalità attualmente più aperte al mondo della rete.

La Competition and Markets Authority del Regno Unito ha confermato in questo modo di aver ricevuto il reclamo del gruppo di società: “Prendiamo molto seriamente le questioni sollevate nella denuncia e le valuteremo attentamente al fine di decidere se aprire un'indagine formale ai sensi della legge sulla concorrenza. Se le preoccupazioni richiedono un'attenzione urgente, prenderemo in considerazione l'utilizzo di "misure provvisorie" per porre fine a qualsiasi sospetto comportamento anticoncorrenziale in attesa di un'indagine completa”.

Allo stesso tempo, Google ha affermato che Privacy Sandbox sarà essenziale sia per utenti che editori, in quanto aumenterà la privacy dei primi e supporterà maggiormente i secondi: “Il Web supportato da pubblicità è a rischio se le pratiche di pubblicità digitale non si evolvono per riflettere le mutevoli aspettative delle persone su come i dati vengono raccolti e utilizzati".

Marketers for an Open Web, invece, ha spiegato che ci sono diverse preoccupazioni riguardanti l’accesso ai cookie da parte degli editori, dunque negando loro entrate non indifferenti. Per questo motivo, il gruppo vuole un ritardo fino a quando le autorità non proporranno rimedi a lungo termine.

Anche in altre parti del mondo Google è stata presa di mira da autorità locali: il caso turco è uno degli ultimi, dato che la Turkish Competition Board ha multato l’azienda per 196,7 milioni di lire o circa 26 milioni di dollari; o ancora, anche la Competition Commission of India (CCI) avrebbe avviato altre indagini sulle attività di Big G nel suo Play Store, attualmente ancora in corso.