Google Stadia è solo l'ultima vittima di Google: cresce il "cimitero dei servizi"

Google Stadia è solo l'ultima vittima di Google: cresce il 'cimitero dei servizi'
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La notizia della chiusura di Google Stadia, arrivata qualche ora fa per bocca di Phil Harrison, continua ad essere al centro di discussioni tra gli appassionati ed osservatori delle attività del colosso dei motori di ricerca. Tuttavia, coloro che hanno seguito le vicende di Big G sanno che non si tratta di una novità.

Come dimostrato dal sito web Killed by Google, che rappresenta un vero e proprio “cimitero di Google”, nel corso degli ultimi anni a Mountain View hanno pensionato e cestinato ben 274 progetti, alcuni dei quali innovativi, altri più rischiosi, molti forse troppo ambiziosi per i tempi che correvano (un esempio sono i Google Glass che ora sono stati ripresi da altre società).

E’ innegabile che l’eco scatenato dalla chiusura di un servizio di Google sia maggiore rispetto a quello di altre compagnie, e le ragioni sono molteplici: stiamo parlando di un’azienda che da 20 anni guida l’innovazione a livello mondiale e che è solita sperimentare vari approcci per i suoi prodotti, che in alcune circostanze vengono fusi per permettere agli ingegneri di non disperdere le energie.

La chiusura di un servizio non deve essere vista come sinonimo di crisi economica per un’azienda, nonostante il rallentamento registrato anche dalle Big Tech a causa dell’inflazione e la difficile situazione a livello mondiale. Spesso si tratta di logiche aziendali che non vengono rese pubbliche, come nel caso di Google Reader che ancora oggi è visto da molti come uno dei migliori RSS Reader, a distanza di anni dalla chiusura.