La guerra in Ucraina peggiora la crisi dei semiconduttori: scorte di gas nobili azzerate
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Ad una decina di giorni dall'invasione russa dell'Ucraina, il mercato inizia a fare i conti con le ripercussioni della guerra e delle sanzioni internazionali contro Mosca. In campo informatico è noto che la guerra peggiorerà la crisi dei semiconduttori: oggi, un report spiega cosa cambierà nel mercato dei chip nei prossimi mesi.
Il report arriva dal Financial Times, e spiega che l'impatto della guerra russo-ucraina sull'industria dei semiconduttori potrebbe essere persino più grave di quanto previsto nelle ultime settimane. Il report spiega che i prezzi dei gas nobili quali il neon, lo xeon e il krypton stanno schizzando alle stelle per via del conflitto, mentre le scorte attualmente disponibili si sono rivelate insufficienti per supplire alla domanda dei chipmaker.
Il problema è che i gas nobili sono vitali nella produzione dei chip, tanto che l'industria dell'elettronica e dell'informatica consuma il 75% delle scorte mondiali di queste sostanze. Ancora più problematico è che proprio l'Ucraina costituisce da sola la fonte del 90% delle importazioni di gas nobili negli Stati Uniti, uno dei maggiori Paesi-chipmaker nel mondo.
A livello globale, l'Ucraina produce il 50% dei gas nobili utilizzati dalle industrie del pianeta, perciò pensare ad un ricambio di fornitori per il periodo della guerra, come suggerivano produttori come Micron, è semplicemente impensabile, soprattutto in caso di continuazione del conflitto sul lungo periodo. Per questo motivo, come riportavamo all'inizio del conflitto, il prezzo dei chip potrebbe arrivare al 600% di quello attuale, con rincari enormi su tutta la filiera produttiva che si andrebbero infine a riversare sui consumatori.
Altro problema è quello dell'utilizzo dei gas nobili: secondo una ricerca di TrendForce, attualmente l'industria elettronica usa neon puro al 99,99%, che è impossibile da ottenere se non con particolari processi che richiedono tempi piuttosto lunghi per essere implementati: anche qualora, come suggeriva Micron, i produttori riuscissero a passare con successo a nuovi fornitori, questi ultimi dovrebbero implementare sistemi di purificazione dei gas nobili che richiederebbero fino a sei mesi per entrare a regime.
Ad ogni modo, la restante metà della produzione di gas nobili mondiale proviene dal Giappone e dalla Cina, ma nei due Paesi dell'estremo oriente vige una politica di accordi tra produttori e fornitori locali che impegna le aziende che estraggono e raffinano neon, xeon e krypton a venderli anzitutto ai produttori locali, e solo in un secondo momento ad esportarli all'estero. Inoltre, se consideriamo che le relazioni tra Cina e Stati Uniti sono ai minimi storici ormai da anni, è decisamente probabile che i chipmaker americani rimarranno a bocca asciutta per quanto riguarda le nuove forniture di gas nobili fino alla fine del conflitto in Est Europa.
FONTE: Tom's Hardware
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