Gli Han fecero la strana scelta di coprire i propri defunti con abiti interamente in giada

Gli Han fecero la strana scelta di coprire i propri defunti con abiti interamente in giada
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Nella Cina di 2000 anni fa regnava la celeberrima e tanto discussa dinastia Han, tra il 206 a.C. e il 200 d.C. Una peculiarità, tra le tante, di questa famiglia reale fu quella di seppellire i propri defunti in dei completi interamente fatti a mano e composti da frammenti di giada pura.

I cinesi, sin dal Neolitico, intorno al 6000 a.C., svilupparono un forte interesse per i minerali e i vari significati simbolici a questi attribuiti. In particolare, ve ne era uno che divenne celebre sia come semplice materiale decorativo sia per il suo essere associato al potere (temporale e spirituale): la nefrite - o più comunemente nota come "giada".

Durante l'ascesa della dinastia Han, la seconda famiglia imperiale cinese, nel 206 a.C., iniziarono ad essere pubblicati dei testi in cui questo minerale, solitamente dal colore verde, veniva spesso elogiato per le sue caratteristiche, specialmente la sua durabilità - arrivando persino ad essere considerato come un oggetto custode dell'anima e dell'immortalità.

Il primo storico dell'era Han a parlarne fu Sima Qian, vissuto tra il 145 e l'86 a.C., in cui mostrò il grande interesse da parte dell'imperatore dell'epoca, Wu (157-87 a.C.), nel circondarsi di oggetti in giada, come una tazza dove poter bere il tè o un elisir stesso di polvere di nefrite misto a rugiada addolcita.

Questa sorta di venerazione per il minerale, ovviamente, non poteva non essere coinvolta anche nei rituali funebri. Gli imperatori Han, o su più ampia scala tutti gli aristocratici vissuti in quei quattro secoli di dominio, erano convinti che circondare il defunto con la giada avrebbe preservato sia l'anima che il corpo.

Iniziò, così, ad esserci sempre una maggiore richiesta di abiti artigianali, simili, in realtà, a dei sarcofagi all'occhio esterno, composti da migliaia di frammenti di giada limpida, tenuti insiemi da un semplice filo.

Il materiale di quest'ultimo, tuttavia, dipendeva dallo status sociale. Secondo il "Libro degli Han posteriori", una delle opere più importanti della storiografia cinese antica, scritta nel V secolo d.C., il completo dell'imperatore doveva essere legato da un filo completamente in oro, mentre i membri della bassa aristocrazia dovevano riceverne uno in semplice seta.

L'aspetto interessante su queste protezioni funerarie è che, fino a non poco tempo fa, si riteneva fossero solo parte del folklore cinese. Seppur ve ne fosse testimonianza in diverse fonti, mai era stato trovato un completo una che potesse provarne la sua esistenza.

Questo fino al 1968, quando ad Hebei (Cina), vennero trovati due abiti in nefrite, appartenuti rispettivamente al principe Liu Sheng e sua moglie Dou Wan di Mancheng.

Da quel momento in poi, i completi in giada non rientrarono più a far parte di una peculiare leggenda e gli archeologi promossero diverse campagne di scavo per cercarne altri. Ad oggi ne sono stati trovati 22 e si teme, visto l'alto valore storico e monetario, che molti siano stati profanati dalle tombe dei rispettivi proprietari lungo il corso del tempo e che sarà impossibile ritrovarli.

Gli Han fecero la strana scelta di coprire i propri defunti con abiti interamente in giada