Huawei chiarisce: "Nessuna intenzione di lasciare l'Italia"

Huawei chiarisce: 'Nessuna intenzione di lasciare l'Italia'
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Huawei, a seguito dell'audizione tenuta dal presidente della filiale italiana Luigi De Vecchis alla Camera dei Deputati, ha voluto riaffermare le intenzioni di continuare il proprio impegno del paese, ed ha precisato di non avere "alcuna intenzione di lasciare l'Italia, che è uno dei mercati più importanti in Europa e nel mondo".

De Vecchis, nel corso della sessione di Q&A tenuta a Montecitorio in occasione delle audizioni sul decreto Perimetro Cibernetico, aveva affermato che Huawei vorrebbe capire "meglio quali sono le circostanze che creano pregiudizio alla sicurezza nazionale. Le misure di sicurezza correttive secondo noi devono essere uniche per tutto il cyberspazio”, il tutto auspicando una "collaborazione tra istituzioni ed operatori". Tuttavia, a far discutere sono le dichiarazioni riportate dall'ANSA, secondo cui avrebbe anche detto che in "circostanze avverse Huawei lascerebbe l'Italia e mille impiegati dovrebbero trovarsi un lavoro".

Nella nota diffusa il colosso di Shenzhen ha placato gli animi ed ha sottolineato che "le dichiarazioni del Presidente facevano riferimento a un caso teorico e non hanno alcuna connessione con le politiche di cybersecurity che il Governo metterà in atto. Huawei supporta tutti i passi necessari per proteggere la sicurezza nazionale. Gli investimenti di Huawei in Italia sono confermati così come la fiducia in un ambiente aperto e collaborativo".

Il presidente di Huawei Italia aveva anche rivendicato la posizione della società in Italia in merito al 5G, a cui ha dedicato "9mila ingegneri allo sviluppo della rete ed investimenti per alcuni miliardi di Euro, che ci hanno permesso di avere uno o due anni di vantaggio".

In merito alle dichiarazioni del Segretario di Stato Americano, Mike Pompeo, che in visita a Roma aveva invitato l'Italia a "tenere gli occhi aperti sul 5G", De Vecchis ha affermato che "Huawei è un capro espiatorio nella battaglia geopolitica tra Stati Uniti e Cina. Non possiamo dare credito ad un signore che viene qui a dire di far fuori Huawei dalla pubblica amministrazione, in quanto rappresenta un danno".