Hugh Thompson: l'eroe che pose fine al massacro di Mỹ Lai in Vietnam

Hugh Thompson: l'eroe che pose fine al massacro di Mỹ Lai in Vietnam
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Era il 16 Marzo del 1968 quando a Sơn Mỹ (Vietnam) venne compiuto il massacro di Mỹ Lai. I soldati statunitensi compierono una vera e propria spedizione vendicativa contro i civili inermi del villaggio e l'unico gruppo che si oppose fu quello del pilota Hugh Thompson Jr.

Il soldato era nato il 15 Aprile del 1943 in Georgia, negli Stati Uniti. Durante le sue interviste ha sempre ricordato come suo padre, militare della nautica statunitense durante la Seconda Guerra Mondiale, fosse un uomo di forte integrità morale e che avesse cercato di trasmettere questo valore anche ai figli.

Come era solito per i ragazzi dell'epoca, anche Hugh entrò a far parte dell'esercito. Nel 1964, tuttavia, si ritirò per vivere una vita più serena con la moglie e i figli.

Quando gli Stati Uniti, secondo la strategia dell'escalation, arrivarono ad impegnare nel territorio vietnamita gran parte delle proprie forze militari, intorno al 1965, l'uomo sentì il dovere di prendere parte al conflitto. Prese due brevetti da pilota, uno in Texas e uno in Alabama, e, a soli 25 anni, nel 1966, partì per il continente asiatico.

Era il 1968, quando, in una spedizione di ricognizione nei cieli del Vietnam, si accorse che le forze americane stavano uccidendo a sangue freddo un gran numero di civili.

In seguito, quando le informazioni sul massacro di Mỹ Lai divennero di dominio pubblico, si scoprì che quei soldati a terra appartenevano ad un'unità della Compagnia C, 1° Battaglione, ed erano guidati dal tenente William Calley.

L'uomo aveva dato l'ordine di fare quello che più volevano con i civili. Molte donne, giovani e anziane, vennero stuprate prima di essere uccise brutalmente; i bambini costretti a vedere morire di fronte ai loro occhi i propri genitori; uomini che, pur non appartenendo a nessun gruppo militare nemico, vennero torturati e uccisi in massa.

Hugh Thompson e la sua squadra scesero a terra per cercare di intervenire e provare a salvare delle vite. Il pilota affrontò direttamente Calley, esigendo delle motivazioni e minacciando gli alti gerarchi di puntare loro contro il fuoco se non avessero fermato quello scempio.

Il gruppo sull'aereo si mise tra i civili e i loro stessi colleghi, fermando il massacro e riuscendo a salvare 11 persone in fin di vita. Quel giorno vennero, tuttavia, torturati e uccisi circa 504 civili inermi.

Rischiando la propria vita e quella dei suoi compagni, il pilota Hugh Thompson mise davanti a tutto quella morale insegnata dal padre e, dopo aver fermato un terribile atto che per tanto tempo rimarrà nascosto nei fascicoli militari degli Stati Uniti, fece rapporto ai suoi superiori.

Un anno dopo, un giornalista investigativo, Seymour Hersh, pubblico un report in cui affermava che la questione del massacro fosse stata minimizzata, se non celata all'opinione pubblica, e che solo il gruppo di Calley avesse ucciso più di un centinaio di individui.

Solo nel 1970 sarebbero arrivate le prime sentenze, di cui ne rimase vittima persino il tenente. Colui, invece, che, secondo Calley, diede l'ordine per compiere il massacro, il capitano Ernest Medina, venne assolto. Nixon, l'allora presidente degli Stati Uniti, alleggerì le condanne con un atto di indulgenza e il tenente, dall'essere condannato all'ergastolo, fece solo tre anni agli arresti domiciliari.

Al contrario, Thompson continuò a combattere, rimanendo coinvolto in 8 incidenti aerei. Alla fine, tornò negli Stati Uniti in seguito ad una frattura alla schiena. Qui venne accolto da minacce di morte e venne accusato di aver tradito la patria.

Solo nel 1998 verrà riconosciuto l'atto eroico suo e della sua squadra. Ottennero tutti una medaglia per il coraggio e Thompson venne accolto anche nel memoriale delle vittime del massacro.