I social hanno istruito direttamente i repubblicani su come vincere le elezioni?

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Altro che Russi, un ruolo decisivo per l'esito delle scorse presidenziali lo hanno avuto direttamente Facebook, Twitter e Google. Lo rivela Buzzfeed.com con un'inchiesta che spiega come lo staff delle tre aziende abbia lavorato fianco a fianco con i repubblicani per elaborare le migliori strategie necessarie per vincere le elezioni.

Quando si parla di democrazia ed equilibri istituzionali in occidente è evidente come le big del tech stiano, sempre di più, occupando il ruolo dell'elefante nella cristalleria: tra fake news, uso spietato degli ads pubblicitari, big data e strapotere quando si tratta di dare visibilità a quel contenuto piuttosto che all'altro, Facebook, Google e Twitter stanno accumulando giorno dopo giorno grane sempre più grandi. Il rischio è che Silicon Valley a forza di tirarne i delicatissimi fini, finisca per rompere i delicati equilibri che reggono le democrazie occidentali.

Di cosa stiamo parlando lo spiega bene a Buzzfeed lo stesso Gary Coby, direttore dell'advertising del Comitato nazionale repubblicano e della campagna di Trump: "Ho richiesto che se questa gente voleva lavorare con noi avrebbe dovuto mandare membri dello staff al nostro quartier generale in Texas", ha detto con nonchalance. "Questo perché se Hilary aveva una macchina enorme sul piano delle operazioni digitali, noi eravamo solo un paio di ragazzi con un account Twitter enorme".

"Google, Twitter e Facebook: avevamo sempre persone da noi, costantemente a lavoro per aiutarci a risolvere i nostri problemi su come usare le loro piattaforme". In sostanza, se i repubblicani avevano delle idee o degli obiettivi da raggiungere, i membri dello staff dei tre giganti del tech erano pronti ad aiutarli per studiare il modo migliore per raggiungere quanto si erano prefissati.

I motivi di una collaborazione tanto serrata tra repubblicani e Silicon Valley è presto detto: le ultime presidenziali, da sole, hanno prodotto due miliardi di dollari in ricavi provenienti dagli ads pubblicitari. Lecito domandarsi quanto questi due miliardi in spot online abbiano influito sul risultato finale, e soprattutto se è accettabile o meno che aziende di queste dimensioni pecchino in questo modo di trasparenza quando si parla di elezioni e democrazia. Una questione che è stata sollevata dallo stesso fondatore di Facebook: ora Zuckerberg promette collaborazione con la giustizia USA sul caso Russiagate e regole più stringenti sull'uso degli ads da parte delle organizzazioni politiche.