
L'IA e la robotica al centro delle cure contro le lesioni alla spina dorsale: lo studio
Dopo aver parlato dei micro dispositivi di DNA contro il cancro, trattiamo oggi di un'altra innovazione che potrebbe migliorare la cura di una serie di condizioni cliniche molto gravi: infatti, una ricerca accademica ha proposto una combinazione di dispositivi robotici e Intelligenza Artificiale per curare i problemi alla spina dorsale.
Lo studio è stato effettuato da un team guidato dai ricercatori della Rutgers University del New Jersey, ed ha portato alla pubblicazione di un paper che spiega che l'IA e la robotica vengono utilizzate nei processi di stabilizzazione dell'enzima Condroitinase ABC (o ChABC), che può degradare i tessuti cicatriziali delle ferite presenti sulla spina dorsale e favorire la rigenerazione dei tessuti.
L'enzima, che nel corpo umano dura al massimo qualche ora a temperatura normale e favorisce una rigenerazione solo parziale e limitata dei tessuti spinali, ora può arrivare a durare fino a una settimana nel corpo dei pazienti, ottenendo effetti sostanziali per la cura delle ferite e dei traumi alla colonna vertebrale.
I ricercatori hanno spiegato di aver utilizzato il machine learning per identificare dei copolimeri artificiali dell'enzima ChABC capaci di durare a lungo nel corpo umano. Successivamente, invece, apparecchi robotici capaci di maneggiare i liquidi hanno sintetizzato i copolimeri e hanno infine condotto i test, che si sono rivelati positivi.
La ricerca spiega che, benché le nuove tecnologie abbiano un ruolo centrale nella chirurgia e nella prevenzione delle malattie, lo studio della Rutgers University è uno dei primi ad utilizzare insieme l'IA e la robotica per la produzione chimica di proteine terapeutiche per pazienti umani, nonché uno dei primi in cui l'impiego di tali tecnologie si è rivelato estremamente efficace.
Al momento, comunque, le quantità di ChABC prodotte sono minime e non permettono di utilizzare l'enzima per il trattamento delle lesioni alla spina dorsale su ampia scala. Tuttavia, il ricercatore Adam Gormley ha spiegato lo studio crea un "percorso promettente" verso un futuro in cui l'IA e la robotica saranno utilizzate nello sviluppo di trattamenti efficaci contro malattie nuove e già esistenti e nella sintesi dei farmaci necessari per la loro cura.
In particolare, l'uso di algoritmi per la creazione di molecole complesse potrebbe rivelarsi una svolta nella medicina, poiché questi ultimi potrebbero ideare dei composti estremamente difficili da sintetizzare che dei ricercatori umani impiegherebbero anni a scoprire e a stabilizzare.
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