Il Pixel 2 XL ha un problema col display? La risposta di Google

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Sin dal momento in cui gli utenti hanno iniziato a ricevere i nuovi V30 di LG ed il Pixel 2 XL di Google, su Reddit e XDA i possessori hanno inondato le sezioni dedicate con lamentele sui display inclusi negli smartphone, entrambi P-OLED di LG.

Si passa da lamentele con i colori, che sarebbero giudicati “tenui” e poco brillanti, per arrivare alla luminosità, che è definita “non uniforme”. Inoltre, è stato anche segnalato un problema con lo scorrimento delle immagini ed una “tinta blu fastidiosa” quando si guarda lo schermo da una diversa angolazione.

Google ha voluto fare subito chiarezza sulla questione, attraverso un comunicato diffuso da un portavoce in cui si legge che il display del Pixel 2 XL è stato “progettato per avere una resa più naturale ed accurata dei colori, ma sappiamo che alcune persone preferiscono colori più vividi. E’ per questo che abbiamo aggiunto la possibilità di migliorare la saturazione del 10%. Siamo sempre alla ricerca di feedback da parte dei nostri utenti e provvederemo ad aggiungere nuove opzioni se dovesse esserci una richiesta diffusa da parte dei nostri utenti”.

Tuttavia, gli utenti sostengono che anche aumentando la saturazione nella modalità “Vivid”, i problemi resterebbero lo stesso, ed anche gli aggiornamenti rilasciati non sembrano aver reso felici i possessori.

Secondo quanto riferito da molti, il problema della luminosità irregolare sarebbe da imputare al fatto che attraverso alcuni pixel passerebbe meno corrente di quella necessaria per garantire una resa ottimale.

Gli schermi P-OLED di LG sono semplicemente degli OLED di plastica, con un polimero di base invece del substrato di vetro rigido, il che li rende più sottili e flessibili rispetto a quelli utilizzati da Samsung nel Galaxy Note 8 ed il Galaxy S8. Potrebbe essere proprio questo il motivo di questo disservizio, che Google però ancora non sembra aver risolto, scatenando le reazioni furiose degli utenti.

Il Pixel 2 XL ha un problema col display? La risposta di Google