Ecco l'immagine finale di Saturno e la sua aurora inviata dal veicolo spaziale Cassini
Quella di Cassini è stata una missione robotica interplanetaria congiunta NASA/ESA/ASI, lanciata il 15 ottobre 1997 con il compito di studiare il sistema di Saturno, comprese le sue lune e i suoi anelli. Ancora oggi, dopo la sua fine nel 2017, i ricercatori sono impegnati ad analizzare alcuni dei dati finali inviati dall'astronave.
Per l'ultima tappa della sua destinazione, Cassini venne fatta viaggiare su un'orbita particolarmente "pericolosa" che passava tra Saturno e i suoi anelli. Ciò ha permesso agli scienziati di ottenere immagini delle aurore ultraviolette di Saturno con una risoluzione senza precedenti. Le nuove osservazioni sono state pubblicate in due nuovi studi pubblicati su Geophysical Research Letters e JGR: Space Physics.
Le aurore di Saturno sono generate dall'interazione del vento solare, un flusso di particelle energetiche emesse dal Sole, insieme al campo magnetico in rapida rotazione di Saturno. Si trovano nelle regioni polari del pianeta e sono note per essere altamente dinamiche, spesso pulsanti e lampeggianti. "Sorprendentemente molte domande che ruotano attorno alle aurore di Saturno rimangono senza risposta, anche dopo l'eccezionale successo della missione Cassini", Alexander Bader, studente e autore principale della ricerca dell'Università di Lancaster.
Le immagini satellitari da sole difficilmente saranno sufficienti a svelare i misteri dell'aurora: le particelle energetiche che causano i luminosi fasci di luce attorno ai poli di Saturno hanno origine molto lontano dalla superficie del pianeta dove le linee del campo magnetico si attorcigliano e le nuvole di plasma interagiscono tra loro. La prima analisi delle misure delle particelle del veicolo spaziale registrate durante questi periodi ha mostrato che le aurore di Saturno, come quelle di Giove, sono generate da particelle molto più energiche di quelle terrestri. Tuttavia, i meccanismi fisici sottostanti si somigliano.
Anche se la missione di Cassini è finita, i dati forniti continueranno ad aiutare i ricercatori a comprendere il funzionamento delle gigantesche aurore del pianeta e di tanti altri fenomeni che gli addetti ai lavori stanno attualmente studiando.
FONTE: phys.org
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