In Thailandia si voterà usando la blockchain, e comodamente da casa

In Thailandia si voterà usando la blockchain, e comodamente da casa
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Il sud-est asiatico si conferma una delle aree più vivaci per il mondo dell'hi-tech e, in particolar modo, per le tecnologie legate alle criptovalute. Ora la Thailandia vuole implementare un sistema di voto interamente basato su Blockchain, grazie ad un ambizioso piano in più fasi. Eppure non siamo sicuri che sia una grande idea.

La tecnologia dietro alla probabile nuova piattaforma elettorale thailandese è stata sviluppata dalla National Electronics and Computer Technology Center —come apprendiamo dal magazine specializzato in criptovalute The Coin Telegraph. Si tratta di una agenzia governativa incaricata di promuovere l'innovazione e lo sviluppo tecnologico all'interno del Paese.

Chalee Vorakulpipat, responsabile del dipartimento di cyber security del NECTC, ha spiegato che l'utilizzo della tecnologia Blockchain, e quindi del suo sistema di autenticazione p2p, è stato scelto per prevenire le frodi e garantire l'autenticità dei voti. La piattaforma di e-voting basata su blockchain, come riporta sempre il Coin Telegraph, dovrebbe poi essere usata non solo per le elezioni nazionali, ma anche per quelle degli altri livelli, come le comunali e le provinciali. Ma non solo: anche per elezioni interne alle aziende, aggiunge il sito, si pensi alla elezione del chair di un consiglio di amministrazione.

Prima di fare il suo debutto in occasione delle elezioni principali, la Thailandia vuole studiare l'utilizzo della sua piattaforma di voto all'interno di organizzazioni chiuse e minori, come le università.

I sistemi di voto elettronico, a prescindere dal fatto che si basino o meno sulla blockchain, sono stati oggetto di grosse critiche. In particolare non sarebbero in grado di garantire i requisiti di segretezza e personalità del voto, come ogni forma di voto telematico o a distanza —vale anche per le modalità di voto degli italiani all'estero, ad esempio. Ma non solo, in linea di massima, se non presentano una qualche forma di prova cartacea (il così detto paper trail), presuppongono una fiducia totale da parte del corpo elettorale nelle macchine o nelle piattaforme di voto che, come gli oracoli dell'antichità, fornirebbero un risultato non contestabile in nessun modo e che richiederebbe quindi un atto di fede. "Come facciamo a garantire a un elettore poco tecnologico la certezza che il suo voto sarà calcolato? Questa certezza è una delle chiavi nella fede nel sistema democratico, non si può buttare al mare in nome dei videogame", aveva, infatti, spiegato a Motherboard Italia Stefano Zanero, docente del politecnico di Milano.

E, laddove si volesse anche implementare la prova cartacea —ad esempio una ricevuta che attesti l'intenzione di voto che l'elettore dovrebbe mettere in un'urna—, allora si avrebbe un sistema costoso, macchinoso, ed estremamente superfluo che darebbe un risultato ufficioso immediato (quello elettronico), ma richiederebbe comunque una operazione di spoglio manuale che, ovviamente, ha i suoi costi e i suoi tempi. Ha davvero senso?

Sta di fatto che la Thailandia dovrà prima risolvere un altro problema, prima di pensare ad una piattaforma di voto online: la possibilità di accedere ad internet dei suoi cittadini. Il Paese sta pensando ad un piano di investimento per portare la rete 5G su tutto il Paese, andando a ridurre le aree senza un accesso al web soddisfacente.