L'invenzione per estorcere confessioni del 1920: un minaccioso scheletro parlante

L'invenzione per estorcere confessioni del 1920: un minaccioso scheletro parlante
di

Cosa serve per far svelare i propri segreti più reconditi? Semplicemente uno scheletro con gli occhi luminosi. Pensate sia assurdo? Non secondo un brevetto depositato 1927 da Helene Adelaide Shelby, che inventò un "apparato per ottenere confessioni criminali e registrarle fotograficamente" con l'obiettivo di rivoluzionare gli interrogatori.

Il sospettato si sarebbe ritrovato all'interno di una stanza per gli interrogatori. Qui si trovava lo scheletro e, dietro di esso, doveva trovarsi un essere umano nascosto per controllare l'andamento dell'operazione. Lo scopo - si legge nel brevetto - è quello di "produrre l'aspetto di un'apparizione di un corpo esterno traslucido, o astrale, crenando una velatura di luce simile a un'aura".

Di particolar interesse è la seguente descrizione: "lo scheletro sarebbe inondato di luce spettrale, così da far risaltare con chiarezza i contorni della sua figura". "Per aumentare la mistificazione", sottolinea l'autore stesso, il fattore spettrale dello scheletro sarebbe stato rafforzato da un bulbo in ciascun occhio che lampeggiava quando il soggetto rispondeva.

Chi fa le domande? Ovviamente lo scheletro, attraverso un megafono applicato alla bocca utilizzato dall'investigatore nascosto. Avrebbe mai funzionato qualcosa del genere? Non lo sapremo mai, poiché questa idea non venne attuata e utilizzata in nessun contesto. Secondo una decisione del 1961 della Corte Suprema degli Stati Uniti, infatti, le confessioni "estorte" non sono ammissibili in tribunale... motivo per cui lo scheletro non sarebbe servito a nulla.

A proposito di confessioni e omicidi, dato un occhio anche alla storia di omicidio più bizzarra di sempre.