L'isolamento sociale può modificare la struttura del cervello: gli effetti sugli adulti

L'isolamento sociale può modificare la struttura del cervello: gli effetti sugli adulti
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Dopo avere scoperto che il cervello lavora a temperatura più alte rispetto quelle previste, ci prepariamo a conoscere altre caratteristiche interessanti di esso: sapevate che l’isolamento sociale può alterare la struttura del cervello, addirittura comportando un aumento del rischio di demenza negli anziani?

Secondo una recente ricerca pubblicata su Neurology e ripresa su The Conversation dagli stessi ricercatori delle Università di Cambridge e Fudan, l'isolamento sociale è legato ai cambiamenti nella struttura del cervello e nella cognizione. La loro recente analisi ha riguardato quasi 500.000 persone registrate nella BioBank britannica, per un’età media di 57 anni: esse sono state quindi classificate come “socialmente isolate” se vivevano da sole, avevano contatti sociali meno di una volta al mese e partecipavano ad attività sociali meno di una volta alla settimana. Il tutto, ovviamente, ha visto anche l’analisi di dati di neuroimaging (MRI) di circa 32.000 persone.

Dalla ricerca si è compreso che le persone socialmente isolate avevano maggiori problemi con memoria, cognizione e tempi di reazione, mentre la materia grigia è diminuita in volume nella regione temporale, nel lobo frontale e nell’ippocampo: ricordiamo che la prima si occupa dell’elaborazione dei suoni, il secondo dei compiti cognitivi più complessi, e il terzo dell’apprendimento e della memoria.

Ma cosa può causare, esattamente, tutto ciò? Secondo gli esperti, l’isolamento sociale potrebbe comportare stress cronico e un utilizzo inferiore di certe aree del cervello, ovvero la perdita parziale della loro funzione. Per combattere la solitudine servirebbe mantenere attivo il cervello imparando nozioni nuove, dandosi a hobby come musica o lo studio di lingue, o persino pensando a una dieta sana e molto esercizio fisico. La vera speranza, però, è affrontare l’isolamento sociale interagendo con più persone sia faccia a faccia, sia virtualmente.

Lo scorso maggio abbiamo invece scoperto un parassita che altera il cervello e ci rende più attraenti.