La ISS va in pensione: il futuro saranno le stazioni spaziali private?

La ISS va in pensione: il futuro saranno le stazioni spaziali private?
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La Stazione Spaziale Internazionale, o ISS, è stata per anni uno dei maggiori centri di ricerca del mondo, nonché un simbolo dell'unione della comunità scientifica globale nella corsa verso lo spazio. Dopo averci regalato un incredibile video della passeggiata spaziale di un astronauta, però, la stazione è tornata al centro del dibattito politico.

Il problema, in questo caso, è che ormai la ISS è uno strumento antiquato, che deve essere sostituito con qualcosa di più tecnologicamente all'avanguardia: la prima componente della ISS, il modulo di propulsione ed energetico Zarya, prodotto in Russia, è stato lanciato in orbita nel 1998, mentre le sue parti principali risalgono al 2001. In altre parole, il grosso della stazione è stato nello spazio per vent'anni, sottoposto a enormi escursioni termiche e a impatti di micro-meteoriti.

Negli ultimi anni, il modulo Zvezda ha iniziato a mostrare delle crepe, mentre i problemi hardware si sono moltiplicati. Tuttavia, nel corso di vent'anni anche la situazione politica è cambiata, e non vi sono più le precondizioni che hanno permesso l'avviamento della ISS: in particolare, il partenariato tra Russia e Stati Uniti nato dopo la fine della Guerra Fredda si è ormai esaurito, e le tensioni tra Mosca e Washington sono elevate.

Secondo gli esperti la ISS smetterà di funzionare tra il 2028 e il 2030, perciò è necessario prepararsi a creare un suo sostituto evitando un "gap" di qualche anno nel volo nell'orbita terrestre dei satelliti artificiali. In America, la politica ha chiesto alla NASA di dotarsi di una propria base spaziale, unicamente americana e non aperta al resto del mondo: similmente, la Cina ha lanciato nello spazio la stazione Tiangong lo scorso aprile.

Dunque, la collaborazione tra Stati sembra essere terminata nel campo della ricerca spaziale. Bisogna però capire quale sarà il ruolo dei privati nel mondo post-ISS: secondo Jeff Manber, CEO di Nanoracks, "Stiamo entrando in un'era dove ci saranno delle stazioni spaziali private, anche grazie alle condizioni politiche favorevoli. il Congresso ha realizzato che la ISS avrà una fine, e dobbiamo fare in modo che non ci sia un gap tra essa e il suo successore".

La compagnia Axiom Space, con sede a Houston, ha dichiarato di voler sviluppare la prima stazione spaziale commerciale al mondo, ma nel giro dell'ultima settimana altre due aziende hanno bussato alla porta della NASA, ovvero Nanoracks, che insieme a Lockheed Martin ha annunciato di voler costruire una stazione spaziale chiamata Starlab, e Blue Origin in collaborazione con Sierra Space, impegnate nel progetto Orbital Reef.

Altre aziende potrebbero in futuro unirsi alla corsa per la nuova stazione spaziale, che potrebbe essere un affare da quattro miliardi di dollari l'anno per le aziende. Tuttavia, ciò andrà a discapito della collaborazione e della condivisione di informazioni a livello globale in campo scientifico: la comunità scientifica, tuttavia, non si è ancora espressa in merito alla questione.