Questa è Khara-Khoto, la città dell'acqua nera che apparve ne "Il Milione" di Marco Polo

Questa è Khara-Khoto, la città dell'acqua nera che apparve ne 'Il Milione' di Marco Polo
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Khara-Khoto, o anche conosciuta in mongolo come "Khar Khot" (ovvero "la città nera" o "la città dell'acqua nera"), è un antico centro urbano Tangut, eretto nell'odierna Mongolia Interna occidentale e risalente al Medioevo. Qui, Marco Polo si ispirò per poter descrivere la città di Etzina nella sua opera più celebre, "Il Milione".

Khara-Khoto venne eretta nel 1032, per volere della dinastia Xia occidentale, una famiglia, discendente dalle antiche tribù tibetano-birmane, che regnò insieme ad altre casate cinesi (i Song, i Liao e Jin) dal 1038 fino al 1227 su una vasta area del territorio settentrionale cinese, compreso lo strategico corridoio di Hexi - una tratta fondamentale nella Via della Seta. Fu proprio per questo possedimento che, al contrario delle altre dinastie della Cina medievale, i Xia riuscirono a sopravvivere molto più a lungo di tutti.

Con l'ascesa della dinastia Tangut, crebbe anche Khara-Khoto come fulcro degli interi commerci dell'impero. La sua importanza viene testimoniata dalla presenza dei resti delle sue mura, che probabilmente riuscirono a raggiungere persino i 10 metri di altezza.

In questo luogo fatto di scambi, coltivazione spirituale e arte, la pace non poté durare per sempre. Con l'ascesa della figura di Gengis Khan, per molto tempo la "città nera" e i suoi governatori dovettero accettare sommessamente le ambiziose mire espansionistiche del conquistatore, sostenendolo militarmente e politicamente nella presa della maggior parte dei territori della dinastia Xia occidentale.

Tuttavia, ad un certo punto la situazione divenne ingestibile e la famiglia decise di non appoggiare più il guerriero. In risposta, Gengis Khan diresse circa 180 mila soldati a Khara-Khoto e la conquistò nel 1206.

Contrariamente a quello che, però, si potrebbe pensare, la città aveva una posizione fin troppo strategica e, di conseguenza, continuò a fiorire anche sotto l'impero mongolo. Quando la Mongolia Interna occidentale passò nelle mani di Kublai Khan (nipote di Gengis Khan), tra il 1260 e il 1294, Khara-Khoto era arrivata ad ampliarsi del triplo.

Potreste chiedervi: ma da dove nasce il suo nome? Perché proprio "Città nera" o "Città dall'acqua nera"?

La risposta risiede in una leggenda locale, che marca anche il destino del centro urbano. Secondo quest'ultima, nel 1372, il generale mongolo Khara Bator ("l'eroe nero") venne circondato dalle truppe avversarie, comandate dalla dinastia Ming cinese.

I cinesi, per porre la città sotto stato d'assedio, decisero di deviare il fiume Ejin, la fonte d'acqua principale di Khara-Khoto. I splendenti giardini dei palazzi andarono ad appassire e le persone cominciarono a morire di sete.

Khara Bator, conscio del destino della città, decise di suicidarsi con la famiglia - la morte più onorevole per non cadere nelle mani dei nemici. Dopo la sua morte, i cinesi poterono fare breccia nelle imponenti mura, uccidere o fare prigionieri i pochi abitanti rimasti in vita e conquistare l'intera fortezza, per poi abbandonarla e lasciarla decadere tra la sabbia del deserto del Gobi - fino a quando non venne ritrovata nel XX secolo dagli esploratori russi Grigory Potanin e Vladimir Obruchev.