L'FBI ha tentato di accedere a 7.000 dispositivi bloccati

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In un periodo di 11 mesi, l'FBI non è riuscita ad accedere a circa 7.000 dispositivi mobili crittografati che equivalgono a circa la metà di quelli mirati dall'agenzia, stando alle parole del direttore dell'FBI Christopher Wray.

In un discorso pronunciato all'associazione dei capi della polizia, Wray ha affermato che la crittografia dei dispositivi è "un problema enorme" per l'agenzia. L'FBI ha chiesto pubblicamente ad Apple, dopo l'attacco terroristico di San Bernardino del 2015, di sbloccare l'iPhone 5c dell'attentatore, una richiesta che Apple rifiutò fermamente. L'FBI pagò circa 900.000 dollari per riuscire a craccare lo smartphone dell'attentatore. Questo episodio attirò molta attenzione sulla questione della crittografia anche se l'FBI affermò più volte che gli smartphone crittografati sono un bel grattacapo per l'agenzia.

Wray alla riunione affermo che "c'è un equilibrio a cui bisogna mirare tra la crittografia e l'importanza di darci gli strumenti necessari per proteggere le persone". L'FBI e altri funzionari della polizia si lamentano da tempo di non essere in grado di sbloccare e recuperare prove provenienti da telefoni cellulari e altri dispositivi sequestrati a dei sospetti anche se con la presenza di un mandato. Le aziende però, come nel caso di Apple, ribadiscono che devono proteggere la privacy dei propri clienti.

Un esperto di cybersecurity, Alan Woodward, ha riferito a BBC News che "la crittografia è qui per rimanere. La crittografia frustra le indagini legali ma sarà sempre un problema per gli enti investigativi. Anche se i produttori di smartphone non avessero implementato tale codifica, sarebbe possibile ottenere software che renderebbero inaccessibili i dati nello stesso modo".