La NASA registra per la prima volta il fenomeno della riconnessione magnetica

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Uno degli elementi essenziali per la vita sulla Terra, oltre ad acqua, luce ed aria è sicuramente il campo magnetico del nostro pianeta: la magnetosfera. Quest'ultima ci protegge dai flussi di particelle generati dal Sole e dalla sua attività magnetica. Questi venti sono responsabili di quella che gli scienziati chiamano "riconnessione magnetica".

Nel marzo del 2014 la NASA aveva lanciato nello spazio quattro veicoli conosciuti come MMS (Magnetospheric MultiScale) che aveva l'obiettivo di attraversare la magnetosfera e registrare questo fenomeno.
La riconnessione magnetica avviane quando due campi magnetici si scontrano, sparando gli elettroni in linea retta dal punto di impatto. Questi ultimi accelerano attraversando i confini magnetici che normalmente li contengono.
Per spiegare meglio cosa avviene in questa reazione, James Drake, professore di fisica dell'Università del Maryland e co-autore della ricerca usa un semplice esempio: "Immaginate due treni che viaggiano uno verso l'altro su due binari distinti e che all'ultimo momento si ritrovino a viaggiare sullo stesso binario. Ogni binario rappresenta una linea del campo magnetico, mentre l'evento della riconnessione è rappresentato dal cambio di binario. Lo scontro genera una grandissima quantità di energia che si può osservare dal punto di riconnessione in poi.
La qualità dei dati raccolti dalle sonde MMS è senza dubbio fenomenale. In operazioni precedenti erano stati usati dei satelliti per osservare il fenomeno, ma come dichiarato dagli stessi scienziati era come "guardare i detriti che schizzano fuori da un tornado, senza mai vedere la tempesta vera e propria". La risoluzione offerta dalle MMS ha permesso ai ricercatori di "navigare dentro la tempesta".
Il fenomeno converte l'energia magnetica in energia cinetica o termina ed è fondamentale per capirne il funzionamento perché condiziona la meteorologia spaziale della magnetosfera terrestre.