Il latino è una "lingua morta"? Rispondere è più difficile di quanto sembra

Il latino è una 'lingua morta'? Rispondere è più difficile di quanto sembra
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Sebbene formalmente il latino venga riconosciuto come "lingua morta", tutt'oggi sono ampli i dibattiti su questa definizione. Sappiamo che veniva usato su una vasta area del globo terrestre per volere dell'Impero Romano, ma quando questo cominciò a perdere la sua egemonia, cosa rimase di questa lingua?

La difficoltà dietro lo stabilire l'effettiva "morte" o meno della lingua latina risiede nell'assenza di un evento particolare o una data specifica che possa avere cambiato radicalmente la storia linguistica dei possedimenti romani tra l'Europa e il Medio-Oriente.

In merito alla questione, ha fornito recentemente una propria opinione il professore Tim Pulju, linguista e classicista presso il Dartmouth College (New Hampshire, Stati Uniti). Egli sostiene che il latino non sia mai realmente morto, ma si sia piuttosto evoluto in qualcosa di nuovo - soprattutto in Europa.

Con un Impero Romano sempre più fragile e fratturato, soprattutto in Occidente, e l'entrata nel Medioevo, la lingua latina classica iniziò, prima di tutto, a differenziarsi in due categorie: il latino volgare (il sermo vulgaris) e il latino letterario.

Quest'ultimo è quello che ancora troviamo presente nelle numerosi fonti scritte antiche pervenute a noi fino ad oggi; il primo, invece, sarebbe l'insieme di tutte quelle varianti linguistiche che assunsero nel parlato quotidiano le diverse popolazioni dell'impero. Raramente identificabile negli scritti letterari, il sermo vulgaris era fortemente soggetto a cambiamenti, dovuti sia alle pre-esistenti lingue native locali sia agli influssi linguistici derivati dalle continue invasioni territoriali.

"Non si smise mai di parlare latino. Questa lingua continuò ad essere usata nel parlato di tutti i giorni in molte aree europee, come l'Italia, la Gallia (l'odierna Francia) o la Spagna. Solo che, come tutte le cose viventi, col tempo è cambiata" ha affermato il professore Pulju.

Col corso dei secoli, il latino volgare lasciò lentamente il posto a lingue più moderne: quelle romanze.

Mentre in Europa occidentale e in alcune aree minori dei Balcani la lingua latina, quindi, non è mai propriamente morta, nell'ex provincia romano-inglese, la Britannia, nel nord Africa e nel Medio e Vicino Oriente le cose andarono diversamente.

Con la caduta in disuso del latino classico, il sermo vulgaris fece fatica a radicarsi in queste terre. Per quanto riguarda il nord Africa, per esempio, con l'inizio delle invasioni arabe dell'VIII secolo, si cancellò ogni traccia della presenza linguistica dell'impero romano. Nell'Impero bizantino, invece, il latino, sin dal principio, non si diffuse mai tra la popolazione comune, lasciando che un'altra "lingua morta", ossia il greco e le sue naturali evoluzioni, prendessero il suo posto in tutto e per tutto sia a livello ufficiale che nel parlato.