Quanto tempo abbiamo per limitare le emissioni atmosferiche? Non molto a quanto pare
Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) è l’organismo governativo delle nazioni unite che si occupa di monitorare e studiare i cambiamenti climatici, fornendo rapporti periodici. L’ultimo di questi mostra l’urgenza di fare qualcosa nel più breve tempo possibile per arginare gli effetti del cambiamento climatico.
Dai dati forniti dal rapporto trapela che per limitare il riscaldamento globale alla soglia di 1,5 C° sarà necessario agire nei prossimi 4 anni, per raggiungere i picchi di emissione nel 2025 e da quel momento abbatterli per arrivare a zero.
Il rapporto fornisce diverse alternative d’azione. Una di queste consiste nel limitare le emissioni totali a 500 giga tonnellate di anidride carbonica. Attualmente le emissioni del gas serra si attestano a 40 giga tonnellate annue. Su queste basi resterebbero circa 12,5 anni per limitare le emissioni e, considerando l’obiettivo di raggiungere il valore zero entro il 2050, nei prossimi anni queste andranno limitate al 40% di quelle del 2021.
Per fare ciò è necessario attuare una serie di cambiamenti nei settori della produzione energetica, dei trasporti e dell’edilizia. Bisogna impedire la costruzione di centrali alimentate con combustibili fossili, convertendo quelle già esistenti. Un altro approccio potrebbe essere migliorare l’efficienza energetica degli agglomerati urbani. In relazione ai trasporti terrestri, vanno attuate procedure capillari per convertire i mezzi di trasporto in veicoli elettrici e promuovere campagne volte alla diminuzione del trasporto privato in favore di quello pubblico ed incentivare l’utilizzo delle bicilette.
Tutto ciò sarebbe possibile se non fosse per alcuni problemi. Uno di questi è rappresentato dalla strenua lotta dell’industria dei combustibili fossili al fine di preservare i propri introiti. Altro punto dolente sono le disuguaglianze nelle emissioni tra i paesi in via di sviluppo e quelli fortemente industrializzati.
Allo stato attuale come si potrebbero finanziare i cambiamenti necessari?
La risposta potrebbe essere quella di mobilitare ed incentivare gli investimenti verso il settore delle energie rinnovabili a discapito di quello dei combustibili fossili, con un andamento molto più accentuato. Magari attraverso importanti finanziamenti globali, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, per la transizione al rinnovabile (che ha già ottenuto grandi vittorie).
Il discorso climatico è stato accantonato durante la crisi globale provocata dal COVID-19, interrompendo le iniziative. Un’opportunità concreta per ridiscutere queste questioni vitali sarà il COP26, ovvero la conferenza mondiale sul clima che permetterà, nel novembre del 2021, di discutere le conseguenze del cambiamento climatico e gli approcci da adottare per combatterlo efficacemente, ponendo l’attenzione sulla responsabilità dei paesi più ricchi di arginare le disuguaglianze globali.
FONTE: Sciencealert
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