Quinto stato della materia: le informazioni digitali potrebbero esserlo?

Quinto stato della materia: le informazioni digitali potrebbero esserlo?
di

Un fisico britannico ha pubblicato uno studio un po' di tempo fa sulla rivista AIP Advances, che potrete trovare a questo indirizzo, davvero molto curioso: secondo lui, al ritmo attuale, entro il 2245 avremo un "peso" equivalente a metà della massa terrestre in informazioni digitali.

Sulla base di quanto affermato dal documento (che vi abbiamo già raccontato), un altro fisico chiamato Melvin Vopson, dell'Università di Portsmouth, ha stilato un nuovo studio in cui viene affermato che l'informazione digitale può essere considerata il quinto stato della materia. "Come può l'informazione, un concetto estremamente matematico, essere fisica? Con mia sorpresa, questo principio, che teoricamente ha senso, è stato ora dimostrato sperimentalmente", ha dichiarato Vopson alla rivista online ZME Science.

Nello studio vengono tracciati dei paralleli tra la teoria della relatività generale di Einstein, l'applicazione delle leggi della termodinamica di Rolf Landauer, che equipara l'informazione all'energia, e, infine, alla teoria dell'informazione di Shannon che ha portato all'invenzione del primo bit digitale. "Il principio di Landauer ha dimostrato che l'informazione è fisica [...] Questa è la base per postulare che l'informazione sia il quinto elemento, o la quinta forma della materia", ha spiegato il fisico.

L'informazione, come ben sappiamo, si manifesta in molti modi: dall'informazione analogica alle informazioni codificate dal DNA e dal digitale. Secondo Vopson "la forma più fondamentale è il bit digitale binario perché può rappresentare o duplicare con successo tutte le forme di informazione esistenti. Questo cosa è valida anche per l'elaborazione quantistica".

Vopson arrivò persino a ipotizzare che la materia oscura potesse essere costituita anch'essa da informazioni. Nonostante la teoria sia davvero molto improbabile, quello che interessa davvero al fisico è una semplice questione: quanta energia è necessaria per mantenere i nostri livelli attuali e futuri di interazione digitale?

"Dove conserviamo queste informazioni? Come le alimentiamo? È un campanello d'allarme per le industrie dei big data, i giganti di Internet, le aziende high tech, la ricerca energetica e la ricerca ambientale. La chiamo la crisi invisibile, poiché oggi è davvero un problema invisibile, ma le proiezioni mostrano una storia diversa", afferma infine Vopson.

C'è da considerare una cosa però: l'idea che l'informazione abbia una massa rimane teorica e richiederà altri esperimenti per dimostrarlo.