Microsoft e la Silicon Valley contro Trump: petizione su bambini dei migranti in gabbia

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Come riportato dal New York Times, più di cento dipendenti Microsoft hanno firmato una petizione affinchè l'azienda possa fermare la collaborazione con la Polizia di Frontiera a seguito dello scoppio del caso dei bambini migranti ingabbiati e divisi dai genitori.

Gli stessi dipendenti, in una lettera pubblicata sul New York Times hanno denunciato quella che ritengono "una complicità disumana" da parte di Microsoft, a cui è stato chiesto di prendere "una posizione etica sull'argomento", preferendo la protezione dei bambini ai profitti.

La compagnia di Satya Nadella, ad oggi ha un accordo con la United States Immigration and Customs Enforcement, l'agenzia federale degli USA responsabile del controllo delle frontiere e dell'immigrazione, che versa nelle casse della società quasi 19 milioni di Dollari per fornire la tecnologia d'intelligenza artificiale e riconoscimento facciale per processare milioni di dati, allo scopo di tracciare i migranti illegali al confine con il Messico.

A seguito dello scoppio dello scandalo dei bambini ingabbiati, Microsoft si è detta "sgomenta" per le pratiche che vanno "contro il principio fondamentale della politica e della legge americana dalla fine della Seconda Guerra Mondiale" ma, come denunciato dagli stessi dipendenti, il contratto non è stato rescisso.

Anche altre compagnie della Silicon Valley stanno protestando contro l'amministrazione Trump: Apple, Google, Airbnb e Facebook hanno assunto posizioni molto dure nei confronti delle politiche d'immigrazione adottate dal presidente Donald Trump, definite "inumane" dal numero uno di Apple, Tim Cook. Dello stesso avviso anche il collega di Facebook, Mark Zuckerberg, il quale ha invitato Trump a "fermare questa politica ora". Molto più duro Sundar Pichai di Google, il quale si è soffermato sulle immagini di separazione della famiglia, definite da "voltastomaco. Il Congresso deve lavorare per trovare una strada migliore e più umana che rifletta i nostri valori come paese".

I co-fondatori di Airbnb, Brian Chesky, Joe Gebbia e Nathan Blecharczyk sostengono che "strappare i bambini dalle braccia dei genitori è crudele ed immorale".