Le misteriose porte sull'Inferno tra storia e leggende
INFORMAZIONI SCHEDA
Il tema dei portali d’accesso agli Inferi dal nostro mondo è estremamente apprezzato dall’opinione pubblica e diffuso nella cultura popolare.
Infatti, sono a dir poco innumerevoli le pubblicazioni, i romanzi, gli spettacoli, i film e le serie tv incentrati su questo argomento. A riguardo, le antiche civiltà consideravano imprescindibile il rapporto tra osservazioni astronomiche e credenze religiose e spirituali.
Un esempio affascinante ce lo restituisce la civiltà Indù: essa considerava la Via Lattea e la costellazione del Cane come lo spartiacque fisico tra il Paradiso (Devaloka) e l’Inferno (Yamaloka).
La Via Lattea è come un fiume (che ricorda non poco il famoso fiume Stige, uno dei quattro corsi d’acqua infernali della mitologia greca e romana) che separa le lande del Paradiso da quelle dell’Inferno, mentre il Cane maggiore ed il Cane minore sono i due mastini a guardia delle Porte degli Inferi (Cerbero vi dice nulla?).
Le civiltà a noi più vicina sono certamente quella Greca e Romana. La loro concezione di Inferno e Paradiso (i famosi Campi Elisi o Eliseo) è piuttosto radicata nell’immaginario collettivo.
Le leggende di questi due popoli narrano di come uomini e semidei avessero varcato più volte i celebri portali infernali, tanto volontariamente quanto contro la loro volontà, o per ritrovare qualcuno perduto precocemente o per pagare il prezzo di qualche affronto alle divinità ctonie (ovvero del sottosuolo).
Le fonti narrano di come sia Enea che Ercole abbiano varcato queste porte, in questo caso localizzandole sul nostro territorio: il famoso Lago Averno, nei pressi di Napoli, considerato come uno di questi accessi.
O ancora, pare proprio che il famoso Foro romano sia stato costruito su uno di questi misteriosi portali. Lo chiamano Lacus Curtius, un sito particolare del Foro romano che oggi si presenta come un avvallamento trapezoidale, circondato dalla pavimentazione del sito, nella quale è presente, più in profondità, un pozzo. Ai tempi di Augusto la gente era solita gettarvi dentro delle monetine per propiziare la fortuna.
Un tema ricco di lugubre fascino che continua a regalarci emozioni e intense suggestioni.
FONTE: AncientOrigins
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