Il mistero dell'uomo di Somerton potrebbe essere presto risolto

Il mistero dell'uomo di Somerton potrebbe essere presto risolto
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Il 30 novembre 1948 diverse coppie sulla spiaggia di Somerton Park ad Adelaide, in Australia, videro un uomo che si comportava in modo strano appoggiato a un muro. La mattina seguente l'uomo era ancora lì, nella stessa posizione, ma morto. La polizia stabilì che fosse deceduto quella mattina, qualche tempo dopo le 2 del mattino.

Sembrava un "semplice" cadavere trovato sulla spiaggia, ma la situazione diventò via via a farsi sempre più misteriosa. L'uomo, infatti, mostrava segni di avvelenamento ma i test ripetuti più volte non rilevarono alcuna prova di veleni noti.

Una pozza di sangue nella parte posteriore della testa suggeriva che il cadavere fosse stato disteso sulla schiena per un po' di tempo, prima di essere appoggiato al muro così come venne trovato. C'era qualcosa ancora più strana: tutte le etichette erano state tagliate e non si poteva trovare nulla che identificasse l'uomo. Una tasca, inoltre, era stata riparata con del filo arancione.

Senza indizi, i poliziotti alla fine trovarono una valigetta che si pensava appartenesse all'uomo. Dentro c'erano vestiti, etichettati Kean e T. Keane (nomi che non sono mai stati identificati), così come alcuni altri oggetti vari e del filo arancione che corrispondeva a quello utilizzato per riparare i pantaloni dell'uomo deceduto.

Successivamente, durante un esame del corpo, il patologo John Cleland scoprì una piccola tasca cucita nella cintura, contenente un piccolo pezzo di carta con le parole "Tamám Shud", che in persiano vuol dire "è finito". La frase dopo diverse ricerche venne identificata come le ultime parole di un libro popolare dell'epoca, il Rubaiyat di Omar Khayyam.

L'obiettivo della polizia adesso era ritrovare il libro da cui venne preso quel pezzo di carta e, contro tutte le aspettative, un uomo rimasto anonimo rivelò di aver trovato una prima edizione estremamente rara di una traduzione di Edward FitzGerald delle Rubʿayyāt, pubblicata nel 1859 in Nuova Zelanda, sul sedile posteriore della sua macchina, che aveva lasciato aperta circa una-due settimane prima del ritrovamento del corpo.

Il pezzo di carta trovato nella cintura dell'uomo arrivava proprio da quel libro su cui era scritto un numero che apparteneva a un'infermiera locale, identificata all'epoca solo dal nome di Jestyn (che affermò di non conoscere l'uomo). La polizia segui anche un'ultima pista: un codice che, nonostante i vari tentativi, non fu mai decifrato.

Ora, dopo anni di sforzi da parte di investigatori dilettanti e professionisti, potremmo finalmente ottenere alcune risposte. La polizia del South Australia ha approvato una riesumazione del corpo per trovare risposte. Il corpo, infatti, sarà sottoposto a numerosi test del DNA. Insomma, staremo a vedere quello che scopriranno gli esperti.

Sono stati raccontati misteri simili (ma risolti), come ad esempio il caso dei monoliti trovati in molte parti del mondo e il mistero dei piedi umani ritrovati in spiagge degli USA e del Canada.