
Morbo di Alzheimer e ciclo Circadiano: una ricerca gli mette in relazione
Una recente ricerca, condotta presso il Rensselaer Center di New York, evidenzia come la capacità del cervello umano di eliminare una proteina strettamente correlata al morbo di Alzheimer dipenda dal ciclo circadiano.
Lo studio, che sottolinea l'importanza del sonno per evitare che la proteina beta-amiloide 42 (AB42) danneggi il cervello, apre la strada a potenziali terapie contro l'Alzheimer. "La regolazione circadiana delle cellule immunitarie gioca un ruolo nell'intricata relazione tra l'orologio circadiano e il morbo di Alzheimer", ha affermato Jennifer Hurley, esperta di ritmi circadiani e professore associato di scienze biologiche al Rensselaer Polytechnic Institute. "Questo ci dice che un sonno sano potrebbe essere un’importante fattore per alleviare alcuni dei sintomi dell'Alzheimer. In correlazione alle cellule immunitarie chiamate macrofagi/microglia".
La ricerca, pubblicata su PLOS Genetics, si è avvalsa dell’operato del professore Robert Linhardt, esperto di glicani e inventore dell’eparina sintetica, e del professore Chunyu Wang, la cui ricerca in corso ha dettagliato diversi meccanismi nella produzione e diffusione delle proteine implicate nell'Alzheimer. Il sistema circadiano è costituito da un insieme di proteine specifiche che, anticipando il ciclo giorno/notte, causano oscillazioni giornaliere nei livelli di enzimi e ormoni. Questo influisce su diversi parametri fisiologici, come la temperatura corporea o la risposta immunitaria, promuovendo la stretta correlazione tra i ritmi circadiani e varie malattie degenerative.
A tal proposito, si è preso in esame il quantitativo di proteine AB42 risiedenti nel cervello sotto forma di placche e grumi, per confrontarle con l’azione di fagocitosi delle cellule immunitarie chiamate macrofagi (indicate come microglia quando risiedono nel cervello). Il team ha perciò stabilito che la quantità di AB42 ingerita da macrofagi sani varia in base al ritmo circadiano giornaliero, che come abbiamo riportato in un altro articolo sarebbe sincronizzato con il ciclo cellulare. Inoltre, hanno evidenziato come gli enzimi proteoglicani risultino inibitori per quanto concerne l’operato dei macrofagi.
“Quello che è chiaro è che tutto questo processo è cronometrato dall'orologio circadiano”, ha affermato il dottor Hurley. “Quando ci sono molti di questi proteoglicani sulla superficie cellulare, i macrofagi non ingeriscono l'AB42. Non siamo sicuri del motivo per cui questo accade, ma c'è sicuramente una relazione tra i due fattori”. Questa relazione potrebbe essere utilizzata per sviluppare terapie che incoraggino una maggiore efficienza nella “fagocitazione” dell'AB42 e quindi una maggiore salvaguardia per eventuali danni cerebrali. A proposito, sapevate che la tecnologia sta cambiando i ritmi circadiani delle persone?
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