Il Natale di sangue: l'evento che pose fine all'impresa di Fiume

Il Natale di sangue: l'evento che pose fine all'impresa di Fiume
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Era il 1919 quando lo scrittore Gabriele D'Annunzio decise di occupare la città di Fiume, fondando la Reggenza italiana del Carnaro un anno dopo. L'obiettivo dell'invasione era annettere il centor al Regno d'Italia, ma le cose andarono diversamente, portando ad un vero e proprio scontro armato nel fatidico giorno di Natale.

Con la fine della Prima Guerra Mondiale, Fiume, fino a quel momento parte del Regno d'Ungheria, cominciò ad essere contesa fra il Regno d'Italia e il neo costituito Regno di Croazia, Serbia e Slovenia (che di lì a poco sarebbe stato conosciuto come Jugoslavia).

Alla Conferenza di pace di Parigi del 1919, il futuro di questo centro urbano risultava incerto. Da una parte vi era la volontà, sostenuta dal presidente americano Wilson, di rendere Fiume un "corpus separatum" (come veniva chiamato già al tempo del dominio ungherese), mentre i patrioti italiani rivendicavano la città su due criteri: nel centro storico si parlava italiano e circa il 60% della popolazione era originaria del Regno d'Italia.

Mentre le trattative in Francia stavano portando ad una crisi di governo, che portò il Presidente del Consiglio Orlando ad essere sostituito da Francesco Saverio Nitti, 2600 nazionalisti ed ex-combattenti italiani, capeggiati dal celeberrimo Gabriele D'Annunzio, camminarono fino a Montefalcone per raggiungere Fiume e prenderne il possesso nel 12 Settembre del 1919. La richiesta era una sola: annettere la città croata al Regno d'Italia.

La risposta iniziale non fu, però, tra le più positive. Il generale Badoglio ordinò un embargo di rifornimenti bellici ai "legionari" (così chiamati i fedeli di D'Annunzio). Inoltre, diciamo che il poeta italiano non aveva mai speso buone parole nei confronti di Nitti, definendolo "Cagoja" (chiocciola, in dialetto giuliano) per il suo essere sottomesso al volere delle altre grandi potenze europee e non.

Nonostante questo, per dei mesi i nazionalisti italiani riuscirono a tenere testa alle deboli pressioni provenienti dal Regno, e a creare, nel 1920, la Reggenza italiana del Carnaro, grazie anche ad un appoggio finanziario e propagandistico proveniente dai Fasci italiani di combattimento, guidati da Benito Mussolini.

Si sperava che rendere Fiume un corpo indipendente avrebbe favorito la sua annessione all'Italia, ma quest'idea dovette fare i conti con il ritorno di Giovanni Giolitti nel 1920. Questo nominò, come suo ministro degli esteri, Carlo Sforza, il cui obiettivo era rafforzare i rapporti con la futura Jugoslavia. Egli, infatti, avviò delle trattative diplomatiche con Croazia, Slovenia e Serbia. Il 12 Novembre dello stesso anno, a Villa Spinola, verrà firmato il Trattato di Rapallo che impegnerà i due blocchi a rispettare l'autonomia della città croata.

A D'Annunzio questa notizia non piacque e si rifiutò di sciogliere la Reggenza del Carnaro. Questo rifiuto e l'invasione delle isole di Arbe e Veglia (destinate alla Jugoslavia) furono i due casus belli per obbligare Giolitti a muovere il Regio esercito contro la città.

Gli scontri iniziarono il 24 Dicembre e lo stesso D'Annunzio scriverà: "Il delitto è consumato. Le truppe regie hanno dato a Fiume il Natale funebre. Nella notte trasportiamo sulle barelle i nostri feriti e i nostri morti. Resistiamo disperatamente, uno contro dieci, uno contro venti. Nessuno passerà, se non sopra i nostri corpi".

Soldati e civili morirono in quei 5 lunghi giorni di scontro. Si contarono 22 legionari, 17 soldati italiani e cinque civili. Sarà solo il 31 Dicembre dello stesso anno, dopo aver dato le sue dimissioni, che il poeta deciderà di firmare la resa e cedere l'autonomia (momentanea) a Fiume.