Netflix ha dovuto cambiare strategia per collaborare con i grandi del cinema
Il successo di Netflix in grande parte deriva dalla sua tecnologia: le abitudini degli utenti sono registrate e studiate meticolosamente e l'algoritmo decide quali contenuti mostrarci e quali non fanno al caso nostro. In questo modo Red Hasting ha creato il suo impero. Ma è un approcio che non va bene quando lavori con i grandi nomi di Hollywood.
Netflix in breve tempo è passata dall'avere il catalogo più completo e vasto detenuto da una piattaforma di contenuti online, al prodursi da se film e serie TV. Per capire su quali prodotti aveva senso investire, e come andare poi a plasmare addirittura ogni singola scena in fase di produzione, la compagnia ha sempre usato il suo ricchissimo patrimonio di dati.
Dati nostri, di noi utenti, che nel momento esatto in cui avviamo una serie, la finiamo nel corso di una serata, o l'interrompiamo dopo pochi minuti per passare ad altro, comunichiamo e insegnamo tantissimo a Netlix. Ed è sulla base di questi dati che normalmente si muoveva l'azienda, accettando le sceneggiature di autori emergenti perché in linea con i gusti del grande pubblico, o cancellando progetti che si sono dimostrati non all'altezza.
É un approccio che va benissimo quando hai a che fare con piccole produzioni, ma che si inceppa se stai dialogando con i Big di Hollywood. Non puoi dettare legge ai fratelli Coen, suggerendo che un copione andrebbe rivisto perché sulla base dai tuoi dati il pubblico non gradirebbe certe scelte. Il loro nome vale più di qualsiasi dato, e se la tua intenzione è quella di continuare a lavorare con loro, beh, ti tocca abbassare la testa.
Cary Joj Fukunaga aveva definito Netflix, come riporta Il Post, una "data company": "... possono guardare la tua sceneggiatura e dirti... sappiamo che perderemo tot spettatori se girerai questa scena". Insomma, non si parla nemmeno di opinioni ma di dati presentati come oggettivi. "L'algoritmo ha sempre ragione".
Ma l'industry non lavora in questo modo: così l'azienda ha dovuto fare i conti con dinamiche nuove. GLOW stando ai dati sarebbe dovuta essere cancellata, eppure considerato quanto fosse strategico collaborare con un'autrice del calibro di Jenji Kohan, si è preferito investire anche su una seconda stagione. Altro esempio è quello della serie Grace and Frankie: i dati mostravano che la serie veniva vista quando veniva presentata con una foto dell'attrice Lily Tomlin. Ma mettendo anche Jane Fonda? Le views crollavano. Si decise di continuare a promuovere la serie con una locandina in cui erano presenti entrambe, per rispetto nei confronti dell'attrice.
Insomma, la magia di Hollywood batte gli 0 e gli 1 della Silicon Valley.
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